Pierre Moscovici forse non parla dell’Italia “a nome” della Commissione europea, ma la Commissione europea è d’accordo con lui.
Il commissario agli Affari economici anche oggi, sempre rispondendo ad una domanda dei giornalisti, e non di sua iniziativa, è tornato a parlare di Italia ed elezioni, per ribadire che, dal punto di vista di Bruxelles, è importante che qualsiasi governo arrivi sia un governo che intende rispettare i patti siglati con l’Unione europea. Non è una cosa rivoluzionaria, non è un indebita intromissione negli affari interni di un Paese membro. E’ solo la doverosa difesa che la Commissione europea, guardiana dei Trattati, deve fare delle politiche decise in comune. Altrimenti, che ci sta a fare?
Anche a Bruxelles arrivano i giornali italiani, magari pochi, e la Commissione ha un ufficio di rappresentanza a Roma (con una ‘filiale’ a Milano) e dunque segue da vicino il dibattito elettorale, tutto fatto di promesse di maggiori spese coperte, quando va bene, con entrate incerte quali il recupero dell’evasione fiscale, sempre contabilizzata ma raramente confermata in consuntivo.
E’ evidente che chi deve controllare che l’Italia riduca il suo debito e contenga il sui deficit, nell’interesse suo e della stabilità di tutta l’Unione, drizzi le orecchie e magari si preoccupi un po’.
“L’Italia – ha detto martedì – si prepara ad elezioni il cui esito è quanto mai indeciso. Quale maggioranza – si è chiesto – uscirà dal voto? Quale programma, quale impegno europeo? In un contesto in cui la situazione economica dell’Italia non è certamente la migliore al livello europeo, felice chi potrà dirlo…”. Cosa c’è di anormale in questa affermazione, anche se poi viene arricchita dalle parole “rischio politico”, alla luce delle promesse elettorali?
Moscovici poi ha spiegato che “il tetto del 3% (del debito sul Pil, ndr) ha un senso, questo senso è evitare che il debito slitti ulteriormente e il debito italiano non può slittare ulteriormente deve, anzi, ridursi nel corso del tempo: quindi è un controsenso assoluto per l’Italia ma anche per il resto dell’Unione europea”. Questa è la posizione della Commissione, ma è anche quella sulla quale il governo italiano si è impegnato e che il ministro Pier Carlo Padoan ha lavorato per rispettare.
Oggi il tema è tornato in sala stampa a Bruxelles, e ne hanno parlato sia Moscovici sia il vicepresidente della Commissione responsabile per l’euro, Valdis Dombrovskis (conservatore, e non socialista come il francese), che, interpellato sulla campagna elettorale ha detto con chiarezza che “l’Italia deve continuare a ridurre il deficit”, ricordando che “sulle performance di bilancio l’Italia è nel braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita e deve continuare a ridurre il deficit per arrivare all’obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio, ndr)”.
Moscovici forse non parla a nome della Commissione, ma evidentemente la sua posizione è condivisa. Oggi, sempre rispondendo ad una domanda, ha sottolineato che “quando l’economia è indebitata, e le nostre economie lo sono, l’economia italiana lo è, bisogna contene il debito che è un fardello per i Paesi”, e il pagamento degli interessi sul debito, “pesa sull’economia e più voi rimborsate il debito meno potete dare servizi utili alla popolazione”. L’Italia, ha ricordato, “ha rispettato la regola del 3% per anni”, cosa che “ha aiutato credo”, e “che deve continuare così semplicemente perché è nell’interesse dell’economia italiana”. Poi ha aggiunto di augurarsi che il prossimo governo “sia pro europeo e porti stabilità”. Cosa c’è di improprio, di invasivo, dal punto di vista di un commissario europeo? Forse sarebbe il caso che, con senso di responsabilità, dall’Italia i partiti rispondano che sono d’accordo, e che continueranno sulla via del risanamento. Nell’interesse dei cittadini, italiani ed europei. Non è che ci si può solo, anche se giustamente, arrabbiare con la Germania perché sfora i tetti sull’export, i patti vanno rispettati da tutte le parti che li hanno sottoscritti.