Bruxelles – La Commissione europea vuole dare agli Stati membri maggiore flessibilità nel fissare le aliquote Iva e stabilire, quando lo ritengono, esenzioni e agevolazioni. “Gli Stati membri sono sempre più soggetti alle pressioni dell’industria e dei gruppi di interesse per modificare le aliquote Iva a favore di determinati settori. Ma la nostra normativa attuale non lascia margine di manovra e spesso si finisce per discutere di quali prodotti o servizi possono beneficiare di un’aliquota ridotta anziché concentrarsi sul buco causato ai nostri bilanci dalle frodi Iva”, ha denunciato il commissario agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, secondo cui “la proposta odierna offrirà ai governi la massima flessibilità per fissare le aliquote Iva, lasciandoci la possibilità di concentrarci su come affrontare il più vasto problema delle frodi.”
Le norme comuni in materia, approvate da tutti gli Stati membri nel 1992, sono ormai ritenute superate e troppo restrittive perché consentono di applicare aliquote ridotte a un numero limitato di settori e prodotti. La proposta chiede di abolire del tutto il complesso elenco di beni e servizi cui possono essere applicate aliquote ridotte e di sostituirlo solo con un elenco di prodotti a cui non è consentita la riduzione dalla quota minima del 15%, tra questi armi, bevande alcoliche, tabacco e gioco d’azzardo. Per il resto massima libertà ai governi.
In generale, secondo la proposta, oltre all’aliquota normale del 15%, gli Stati membri potranno fissare due aliquote distinte comprese tra il 5 e il 15%, poi un’aliquota da fissare tra lo 0 e il 5% e infine un’aliquota pari a 0 per i beni esenti (o “aliquota zero”). Per assicurare un gettito adeguato ai governi verrà chiesto però di garantire che l’aliquota Iva media ponderata sia pari almeno al 12%.
Il testo prevede anche delle agevolazioni per le Piccole e medie imprese. In base alle norme attuali gli Stati membri possono esentare dall’Iva la loro vendita ma solo a condizione che non superino un determinato volume d’affari annuo, che varia da un paese all’altro. Tali esenzioni sono tuttavia accessibili soltanto ai soggetti nazionali e le Pmi in crescita perdono l’accesso alle misure di semplificazione una volta superata la soglia di esenzione.
Le soglie di esenzione attuali sarebbero mantenute, ma le norme proposte da Bruxelles introdurrebbero una soglia di entrate di 2 milioni di euro al di sotto della quale le piccole imprese beneficerebbero di misure di semplificazione (come obblighi semplificati con riguardo alla registrazione ai fini dell’Iva, alla fatturazione e alla tenuta dei registri), a prescindere dal fatto che siano state esentate; la possibilità per gli Stati membri di dispensare dagli obblighi Iva relativi all’identificazione, alla fatturazione, alla contabilità e alle dichiarazioni le piccole imprese esenti; una soglia di volume d’affari di 100 mila euro che consentirebbe alle imprese operanti in più di uno Stato membro di beneficiare dell’esenzione Iva. Ora la parola passa al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo per consultazione e al Consiglio per adozione. L’Iva è una fonte di entrate importante e in crescita nell’Unione, che ha raccolto piu’ di mille miliardi di euro nel 2015, pari al 7% del pil Ue.