Bruxelles – Continuare a fare quello che fin qui è riuscito meglio, rivedere il resto. Ma sempre e sempre di più tutti insieme, perché sfide come cambiamenti climatici, immigrazione, commercio internazionale, “non possono essere vinte con 28 punti di vista diversi”. Questa, in estrema sintesi, la visione per il futuro dell’Europa offerta dal primo ministro irlandese, Leo Varadkar, nel primo dibattito sul tema in Parlamento europeo. L’istituzione comunitaria ha inaugurato la stagione del confronto con i leader degli Stati membri sull’avvenire del club a dodici stelle. Il taoiseach (questo il titolo di premier in gaelico) è il primo a ragionare su cosa fare, e sul piatto mette tutto, anche a costo di attirarsi le critiche degli europarlamentari. “L’Irlanda non è un paradiso fiscale e non mi va che sia considerata come tale”. Promette lotta all’evasione e, soprattutto, pagamento delle imposte per le grandi imprese.
Quindi passa all’Europa, che intende difendere. “Se non ci fosse stata l’Ue l’Irlanda non sarebbe presente a livello internazionale, e questo è la prova dei benefici dell’Unione”, un’Unione che “ha portato un’isola remota al centro del mondo”. Un intervento sulle distanze geografiche che segna le distanze politiche dei vicini britannici, impegnati nelle trattative di abbandono dell’Ue. Qualcuno guarda con curiosità, qualcun altro pensa magari di seguire l’esempio. Non conviene. “Tra le 16 città più grandi e popolose del mondo una sola è europea, e sta uscendo”, ricorda l’irlandese, riferendosi a Londra e alla Brexit. “Alla fine siamo un’unione di piccoli Stati, e solo uniti possiamo rispondere alle sfide che ci attendono”. Il futuro dell’Ue deve essere quindi all’insegna di “attitudine positiva, discutere di quello che possiamo ottenere invece di discutere di quello che possiamo bloccare”.
La Commissione europea un anno fa ha presentato un libro bianco per ragionare al futuro dell’Europa. Un documento che contiene cinque scenari, diversi nel grado di maggiore o minore integrazione che si vuole avere. Per il presidente dell’esecutivo comunitario, Jean-Claude Juncker, “adesso è il momento delle decisioni, il futuro dell’Ue non può rimanere uno scenario astratto”. Ecco le proposte irlandesi, dunque. La prima offerta da Vadkar è “continuare a fare quello che l’Ue ha fatto e sta facendo bene”. Vuol dire garantire il finanziamento della politica agricola comune (Pac), di ricerca e innovazione (Horizon2020), mobilità studentesca e giovanile (Erasmus+). Poi va accresciuta la partecipazione popolare. I cittadini devono essere consapevoli dell’Unione europea. L’Irlanda rivendica “la restituzione di qualche potere ai Parlamenti” senza però specificare quali. Probabilmente è troppo presto. Poi va completato il mercato unico e realizzare quello digitale. “Voglio una leadership dell’Ue in Africa”, un’altra richiesta irlandese per il futuro dell’Ue. L’Africa diventa sempre più centrale per la gestione dell’immigrazione e per il commercio.