Bruxelles – La plenaria del Parlamento europeo, a larghissima maggioranza con tre diverse votazioni oggi a Strasburgo, ha aumentato considerevolmente le ambizioni delle proposta della Commissione europea e del Consiglio Ue sul pacchetto clima/energia, chiedendo di portare al 35% (invece del 27%) l’obiettivo per le rinnovabili e ancora al 35% (invece del 30%) quello per l’efficienza energetica, obiettivi da raggiungere entrambi entro il 2030.
Resta invece allo stesso livello della proposta iniziale, il 40%, l’obiettivo per la riduzione dei gas serra entro il 2030, ma in più è stata aggiunta una prospettiva di lungo termine: la “decarbonizzazione” dell’Ue entro il 2050, ovvero un “bilancio” di emissioni in pareggio: tutti i gas serra emessi dovranno essere compensati da misure di assorbimento, per neutralizzarli.
Inoltre, è stata rafforzata l’obbligatorietà di tutti gli obiettivi attraverso un miglioramento dei meccanismi di controllo della loro attuazione (“governance”). La “governance” dovrà garantire che gli Stati membri conseguano, attraverso un percorso “a tappe forzate” gli obbiettivi loro assegnati in ciascun settore. Se in un paese vi saranno deviazioni dal percorso, la Commissione europea potrà imporre misure correttive (un po’ come oggi accade per la riduzione dei deficit pubblici nel sistema di sorveglianza dell’Eurozona).
Le tre risoluzioni, una sull’efficienza energetica, una sulle rinnovabili e una sulla “governance”, sono state “pilotate” da due relatori socialisti (il ceco Miroslav Poche e lo spagnolo José BlancoLópez) e da un verde (il lussemburghese Claude Turmes), e hanno ottenuto rispettivamente 485 voti contro 132 e 58 astensioni, 492 voti contro 88 e 107 astensioni, e 466 voti contro 139 e 38 astensioni.
Hanno votato a favore in modo abbastanza compatto i Socialisti e Democratici (S&d), i Popolari (Ppe) i Liberaldemocratici (Alde), i Verdi e la parte italiana (M5s) del gruppo euroscettico Efdd, mentre il gruppo della Sinistra unitaria europea (che chiedeva obiettivi ancora più ambiziosi) si è astenuto.
“Oggi è un bel giorno di sole per l’Europa: abbiamo salvato l’onore delle istituzioni Ue riguardo agli accordi di Parigi sul clima, di cui le proposte della Commissione e del Consiglio Ue non sarebbero state in grado di garantire il rispetto”, ha sintetizzato Turmes in una conferenza stampa a Strasburgo dopo il voto.
Le tre risoluzioni rappresentano altrettanti mandati negoziali del Parlamento, che sarà rappresentato dai relatori, nelle trattative che ora si apriranno con i governi degli Stati membri e con la Commissione per arrivare alle decisioni finali nel processo co-legislativo europeo.
“La transizione energetica verso un sistema a basse emissioni non è un ostacolo per la crescita economica ma al contrario è un volano per la competitività delle imprese e per l’occupazione”, ha affermato l’eurodeputata democratica Simona Bonafè spiegando che “tra le altre cose, con il provvedimento verrà notevolmente incentivata l’autoproduzione da parte dei cittadini che potranno stoccare e consumare l’energia autoprodotta da fonti rinnovabili, senza costi aggiuntivi o tasse”.