Bruxelles – Una sinistra vera, aperta al dialogo ma non con quelle forze che si dichiarano di sinistra ma sono sempre pronte agli ‘inciuci’ con chi promuove austerità a scapito delle politiche sociali. Una forza progressista ed europeista nel senso però che crede in un’Europa diversa da quella delle regole del Fiscal compact, il patto di bilancio europeo che risolve forse i problemi meramente contabili ma aggrava quelli dei cittadini. Questa è la linea di Potere al Popolo, il movimento, nato sulla spinta del centro sociale napoletano ‘Ex Opg Je so pazzo’, che sta coinvolgendo collettivi, partiti e attivisti da tutta italia, e che punta ad essere protagonista in Italia e nell’Ue. Lo hanno portato a Strasburgo Eleonora Forenza, deputata Gue, e Viola Carofalo, portavoce nazionale di Potere al Popolo. Una presentazione tenuta laddove dove il movimento c’è già e conta un giorno di crescere. Forenza è arrivata in Parlamento europeo candidandosi con L’Altra europa in ‘quota’ Rifondazione comunista, formazione quest’ultima oggi parte di Potere al Popolo. Il 4 marzo in Italia si voterà per ricomporre il Parlamento e formare un nuovo governo. Un appuntamento che nelle intenzioni degli aderenti al movimento dovrà essere il trampolino della rinascita della sinistra, “quella vera”, in Italia e in Europa. “Pensiamo che anche in Italia ci sia un bisogno di una proposta alternativa”, affermano in conferenza stampa.
“Credo che quelle forze di sinistra che si presentano come alternative al Pd ma che poi hanno europarlamentari del gruppo socialista, che hanno sostenuto Gianni Pittella (il presidente dello stesso gruppo, ndr), e che sono costituite da chi tutt’ora è fautore di liberalizzazioni e privatizzazioni, non possano essere la proposta di alternativa in Italia”, afferma riferendosi a Liberi e Uguali. Nel grande gioco delle alleanze Forenza taglia fuori innanzitutto il Partito democratico in Italia e il Pse in europa. Azioni ‘di sinistra’ non se sono viste in questi anni. Lo dice criticando l’approvazione del Patto sul bilancio europeo e all’assenza di risposte per i cittadini. “Sul Fiscal Compact ci sono responsabilità nelle scelte della Commissione e nell’avallo della grande coalizione che pensavamo defunta ma, come vediamo in Germania, è sempre pronta a rinascere”. La sinistra europea non è né il Pd italiano né l’Spd tedesco. E’ altro, e questo ‘altro’ è appunto Potere al Popolo, pronto al dialogo con tutte le formazioni alternative. “Questa volta c’è una voglia di relazione, con le esperienze di sinistra europea”. Sì a intese, ma non con Ppe, Pse e Alde insomma, il campo è quello della Gue.
“Abbiamo scelto il nome Potere al Popolo perché riteniamo che vi sia contenuto tutto un programma”, spiega Carofalo. Un programma “costituito dal rimettere al centro le masse, dalla richiesta di un lavoro non precario ma stabile, dalla possibilità di curarsi, di vivere in un ambiente sicuro, che non venga piegato e messo sotto pressione in nome del profitto”. Nel concreto vuol dire tagli alla spesa delle Difesa per un riorientamento su scuola e sanità, lotta all’evasione fiscale e agli sprechi. “Non proponiamo nulla di nuovo, ma siamo tra i pochi a farlo”, dice. L’Italia vive e convive con il peso di un debito pubblico troppo alto, significa che bisogna risparmiare prima ancora di spendere. Tutt’altro che un rebus, a giudizio della portavoce di Potere al Popolo. “Il problema non è dove prendere i soldi, ma di chi prenderli e come spenderli. L’esternalizzazione dei servizi non significa tagliare le spese”.
La parola d’ordine del cantiere aperto a sinistra è “stato sociale”, in questi anni “smantellato” dalla crisi, e da politiche nazionali che spesso sono il frutto di decisioni europee. Ecco allora la necessità di ripensare e riformare l’Europa. “Vogliamo combattere contro questi trattati europei che limitano il nostro potere decisionale”, sottolinea Carofalo. In primo luogo va dato più potere ai Parlamenti. Quello europeo, innanzitutto. “Ci troviamo di fronte a una mancanza di potere sulla proposta di iniziativa legislativa”, lamenta Forenza, decisa a rimettere mano all’impianto giuridico comune. “Siamo d’accordo sulla riforma dell’architettura dell’Ue, noi vorremmo cambiare radicalmente i trattati, ma la vicenda greca mostra che questa voglia non c’è”, da parte degli Stati europei. Potere al Popolo si presenta come forza capace di cambiamento consapevole e responsabile, a differenza di altri. Non la prende affatto alla larga Forenza. Al contrario. Attacca direttamente il Movimento 5 Stelle e il suo tentativo di “alternanza tra Farage e Verhofstadt”, leader ormai ex del partito euroscettico Ukip e fautore della Brexit il primo, leader dei liberali europei il secondo. I 5 Stelle provarono, senza successo, a passare dal gruppo europeo del primo a quello del secondo, ma si trovarono le porte sbarrate. I due gruppi hanno modi molto diversi di intendere l’Unione europea. Ecco, “chi ha questa confusione sull’Europa non penso possa candidarsi a governare l’Italia”. L’affondo al Parlamento europeo, guardando a quello italiano.