Bruxelles – Il Parlamento europeo ha votato oggi la proibizione della controversa pratica della pesca elettrica a impulsi nelle acque dell’Unione, un proposta sostenuta da alcuni gruppi di pescatori su piccola scala e di ecologisti.
Tuttavia, una serie di altre misure volte a prevenire lo sfruttamento eccessivo e la conservazione dell’ambiente marino sono state respinte. Secondo alcune Ong questa bocciatura avrà un effetto dannoso sulla pesca europea per molti anni.
Si tratta solo di un voto di indirizzo su una proposta della Commissione europea, e la questione deve andare ora in discussione tra gli Stati membri, la Commissione europea e il Parlamento prima dell’approvazione definitiva.
La pesca “elettrica” utilizza elettrodi collegati alle reti per inviare segnali vicino alla superficie del fondale marino, spingendo alcuni pesci a spostarsi verso le reti. I sostenitori di questa pratica dicono che è efficiente ed evita il danno della pesca a strascico, con cui il fondo marino viene effettivamente arato per catturare i pesci che vivono lì. I contrari affermano invece che che è un sistema crudele e potrebbe causare dolore ai pesci e danneggiare i loro habitat.
La pratica è stata vietata nel 1998, ma nel 2006 è stata concessa una deroga che è stata sfruttata, soprattutto dalla flotta peschereccia olandese. Almeno 84 navi olandesi sono autorizzate, insieme ad un piccolo numero in altri stati membri, di cui 12 nel Regno Unito.
I deputati hanno anche votato contro obiettivi quantitativi vincolanti per ridurre la cattura di avannotti, essenziali per garantire la riproduzione del pesce.
A favore del divieto di pesca elettrica, pur con qualche riserva, ha votato anche il gruppo socialista S&D. Come spiega Renata Briano “dopo gli approfondimenti di questi giorni io e il Gruppo S&D abbiamo deciso di votare a favore del divieto, in attesa di prove scientifiche univoche, nel rispetto del principio di precauzione”.
“Il divieto totale dell’uso di energia elettrica nella pesca, sancito oggi dal Parlamento europeo, è un voto storico che lancia un segnale forte alla lobby della pesca industriale. C’è una maggioranza in Europa che ha a cuore l’ecosistema marino e la pesca tradizionale. I due emendamenti decisivi, approvati dall’aula, sono stati presentati dal gruppo Efdd – Movimento 5 Stelle. Adesso vigileremo che il Consiglio, l’istituzione Ue che rappresenta gli Stati, rispetti questo verdetto”, dichiara l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Rosa D’Amato.
Secondo l’eurodeputato del gruppo dei Verdi Marco Affronte “è ridicolo avere una politica comune della pesca senza obiettivi comuni. La decisione adottata oggi significa che gli Stati membri saranno liberi di definire i propri obiettivi. Ciò rischia di far sì che i pescatori che lavorano nel Mare del Nord finiscano per lavorare in condizioni diverse da quelle dell’Atlantico o del Mediterraneo. Ciò comprometterebbe completamente lo scopo di una politica comune della pesca. Questa sarà anarchia, non regionalizzazione”. Secondo Affronte “abbiamo bisogno di un sistema semplice e moderno, facile da capire e coerente con la riforma della politica comune della pesca. Invece, il Parlamento ha approvato una serie di condizioni che non costituirebbero un incentivo per migliorare le tecniche di pesca e potrebbero portare a rigetti illegali massicci. Nonostante i tanti emendamenti approvati oggi, il dossier non è per nulla buono”.
Per l’eurodeputato “se è positivo che la maggioranza degli eurodeputati abbia votato a favore di un divieto della pesca con impulsi elettrici, le proposte nel loro insieme sono così negative che il bilancio complessivo del file è negativo. La Commissione dovrebbe ora abbandonare la proposta. Procedere sarebbe un importante passo indietro rispetto ai significativi progressi compiuti qualche anno fa nella riforma della politica comune della pesca”.
Björn Stockhausen, responsabile della politica della pesca presso l’alleanza Seas At Risk, ha spiegato al Guardian che “il Parlamento europeo ha indebolito le misure che hanno garantito protezione ai mari europei per decenni. Queste nuove regole ridotte minano la salute degli ecosistemi marini e la stabilità degli stock ittici”.