Bruxelles – La Banca centrale europea dovrebbe migliorare il suo quadro per la gestione delle crisi bancarie, perché al momento presenta dei “difetti” che vanno affrontati. A dirlo è la Corte dei Conti dell’Unione europea.
Secondo la Corte dei conti Ue, sono tanti i punti del quadro Bce a non convincere, ad esempio l’individuazione delle crisi portata avanti dalla Bce, non è aiutata da “orientamenti” ben definiti. Nella nuova relazione sull’attività della Bce, la Corte sostiene che “gli orientamenti sull’individuazione delle crisi non sono sufficientemente sviluppati” e quindi “non specificano criteri oggettivi” per rendere più efficace l’operatività della gestione. Ci sono procedure per individuare le crisi “ma non esiste alcuna serie di indicatori con chiare soglie per determinare il deterioramento di un ente vigilato”. Fattore che “incide sull’efficienza” dell’attività di Francoforte nel campo della gestione delle crisi bancarie.
L’efficienza operativa risulta poi “ulteriormente compromessa” dal momento che gli orientamenti per le valutazioni di intervento precoce “non sono sufficientemente sviluppati né definiscono criteri o indicatori oggettivi per stabilire se una banca sia entrata in una situazione di crisi”. Stesso discorso vale per la definizione di “to fail or likely to fail”, cioè in dissesto a rischio di dissesto: gli orientamenti su tale definizione “sono carenti per quanto riguarda l’estensione e i livelli di dettaglio”.
In più le “valutazioni di intervento precoce” sono principalmente effettuate nel contesto del ciclo annuale dello Srep (il processo di revisione e valutazione prudenziale) e “non come reazione a elementi che attestano un deterioramento sostanziale delle condizioni finanziarie di una banca”.
La Corte raccomanda quindi alla Bce di “sviluppare ulteriormente le proprie linee guida sulle valutazioni di intervento precoce e definire una serie di indicatori con soglie chiare per determinare un potenziale deterioramento delle condizioni finanziarie di una banca”.