Bruxelles – “Da quando è iniziata la campagna elettorale vedo che i partiti italiani stanno accumulando alcune promesse assurde, altre irrilevanti rispetto alle priorità italiane”. La critica arriva dal direttore generale per gli Affari economici della Commissione europea, Marco Buti, che intervenendo in una conferenza allo European Policy Centre ha commentato la situazione dell’Italia in vista delle prossime elezioni nazionali. “A sentire certi politici sembra che ci sia l’assunzione che le attuali condizioni finanziare, tra cui i bassi tassi d’interesse di cui l’Italia ha beneficiato in modo massivo per gestire il suo alto debito, siano destinate a durare per sempre, ma non sarà cosi’”, ha ammonito Buti, invitando i politici italiani ad mettere in atto “un’operazione verità”, ossia “avanzare proposte concrete, indicandone le precise coperture finanziarie”.
“Non bisogna dimenticare che, se si guarda agli ultimi 25 anni, l’Italia è cresciuta tra lo 0,5 e l’1,5% in meno rispetto al resto dell’eurozona. Questo significa che la capacità del Paese di crescere e rinnovarsi è stata chiaramente ostacolata”, ha affermato Buti. Secondo il direttore generale “è essenziale che i partiti italiani mostrino un chiaro impegno per affrontare i problemi chiave dell’Italia e cominciare a ridurre il debito pubblico”. Per farlo “non servono misure straordinarie”, ha spiegato Buti, sottolineando che l’Italia “deve lanciare un messaggio importante sulle riforme strutturali, raggiungendo un surplus primario adeguato per ridurre il debito”. “Ciò rassicurerebbe i mercati in vista della restrizione delle condizioni finanziarie, che sicuramente arriverà, ma sarebbe apprezzata anche dai cittadini e dagli elettori”.
Il direttore generale ha espresso ottimismo per la situazione dell’Ue presentando le prospettive economiche dell’Europa nel 2018: “La ripresa economica continuerà, le condizioni del mercato del lavoro sono destinate a migliorare ulteriormente e la disoccupazione a diminuire nel corso dell’anno”, ha sostenuto Buti, aggiungendo che i principali “interrogativi del 2018 riguarderanno la riforma dell’eurozona, le spinte delle forze populiste e gli effetti negativi della Brexit”.