Bruxelles – A Berlino l’emancipazione delle donne rifugiate passa anche attraverso la bicicletta. Bikeygees, una organizzazione no profit nata da una coppia di ciclisti tedeschi con l’obiettivo di insegnare alle donne dei campi profughi a pedalare, sta mettendo in atto una vera e propria rivoluzione all’interno della comunità di rifugiati della capitale tedesca.
“Pedalare mi ha dato una sensazione di libertà e di fiducia in me stessa”, ha raccontato Emily, una rifugiata afgana di 21 anni che vive a Berlino. ” Voglio dire, è un’esperienza così bella essere in grado di avere il controllo della bici e concentrarsi solo sulle due ruote, che ho capito che avrei potuto fare tutto ciò che voglio nella vita. Mi sentivo come un uccello nel cielo “, ha aggiunto la giovane.
La domanda che si è posta Annette Kruger, che insieme al compagno ha fondato la Ong, è stato molto semplice: “Abbiamo un milione di nuovi cittadini in Germania, vogliamo che diventino un milione di automobilisti o possiamo avere un milione di nuovi appassionati di ciclismo?”. La semplice ‘scuola di biciclette’ in cui Bikeygees insegna a circa 30 donne al giorno come pedalare, è a Wassertorplatz, a pochi metri dalla famosa Kottbusser Tor, quartiere molto frequentato dai giovani. Ogni donna è seguita da almeno un istruttore volontario, e le lezioni avvengono in un circuito in cui sono posizionati i segnali stradali tedeschi.
L’idea è iniziata nel 2015, quando, in seguito all’enorme aumento degli arrivi di rifugiati in Germania, Krüger e il suo compagno, entrambi ciclisti, si sono recati nel campo profughi nel distretto di Moabit per insegnare alle persone come pedalare. Le domande erano talmente tante, da parte di quelle donne scappate da persecuzioni e guerre, che Annette Krüger ha raccontato di essere rimasta scioccata: “Potremmo essere a meno 10 gradi centigradi, e loro, nonostante il freddo verrebbero lo stesso a seguire la lezione e portando sempre più amiche!” .
L’idea di Bikeygees, dicono i volontari, è “potenziare ed educare attraverso l’azione”. Fin dall’inizio, “abbiamo potuto vedere il divertimento nei loro occhi. Quando muovi il tuo corpo per un fine preciso, come quando fai sport, l’adrenalina arriva di fretta. Ti senti leggero, felice, il che è importante considerando che alcune di loro hanno subito un trauma”.
Dal 2015, l’organizzazione ha insegnato ad andare in bicicletta a più di 500 donne, di età compresa tra i 14 e i 64 anni. I volontari dicono che il più delle volte, non conoscono neanche i nomi di queste donne: “Non sappiamo come si chiamino, non andiamo lì per farle divertire, chiediamo loro, semplicemente, se hanno voglia di imparare ad andare in bicicletta”. Le lezioni delle ong comprendono oltre alle lezioni di guida anche rudimenti per la riparazione.
“In alcuni casi le norme culturali e religiose impongono che le donne non debbano andare in bicicletta. Le persone vengono in un altro paese per cambiare la loro vita, ma poi scoprono che tornano al modo in cui vivevano prima”, spiega Morvarid, una ventenne di Kabul che vive a Berlino. ” Alcuni uomini nel campo continuano a dire che le donne dovrebbero solo cucinare e lavare, ma sono in minoranza ormai”, afferma ancora aggiungendo: “È così bello vedere questa organizzazione che si rivolge esclusivamente alle donne, riuscire a trasudare un senso di fiducia così forte, che anche quegli uomini si sono lasciati alle spalle le vecchie usanze e hanno permesso alle loro figlie e alle loro mogli di partecipare “.