Bruxelles – Per quarant’anni la più forte compagine del calcio belga, da oltre quaranta lontana dalla massima serie. Fino al 2005 la seconda squadra per numero di campionati vinti, ben undici, dal 2016 il ritorno nella seconda divisione, non certo il posto che meriterebbe chi sa di essere stato grande ma che intende tornare ad esserlo. Glorie e vicissitudini di una squadra consegnata alla storia, nel bene e nel male, di una città intera. Perché l’Union Saint-Gilloise è molto più di una squadra di calcio di un comune di Bruxelles, è da sempre l’anima di una fetta ben più grande della zona cittadina di riferimento. A Saint-Gilles non gioca più dal 1898, e da allora la “casa” sportiva dell’USG è sempre stata la capitale.
Saint-Gilles, Uccle, Forest, e adesso, anche se in via provvisoria, Laeken. Nel tempo i colori del Saint-Gilles hanno attratto tifosi e curiosi in diversi comuni cittadini, tanto da farne una realtà tutta particolare. Un club itinerante in patria come in Europa, dove pure ha giocato in tempi ormai lontani. Il calcio dei giorni nostri, fatto di miliardi, sponsor e spettacolarizzazione, lascia ai margini una grande decaduta che a fatica cerca di rientrare nei ranghi. Peccato. La parabola dell’Union Saint-Gilloise racchiude curiosità, aneddoti, episodi. Una storia anche italiana.
Le coppe europee e le italiane
L’epoca d’oro dell’Union Saint-Gilloise si concentra nella prima parte del XX secolo, in quel periodo che va dal 1904, anno del primo scudetto, al 1935 , stagione dell’ultimo titolo conquistato. E’ proprio nella prima metà degli anni Trenta che la squadra entra nel mito: tra l’8 gennaio 1933 e il 10 febbraio 1935, l’Union Saint-Gilloise compie l’impresa di disputare 60 partite ufficiali senza perdere mai: quegli atleti sono ricordati ancora oggi come quelli dell'”Union 60″. Da lì in avanti l’indebolimento societario, progressivo e incapace di inversioni, unito all’ascesa di club quali Anderlecht e Brugge, porteranno l’USG a ricoprire ruoli sempre più marginali, fino all’uscita di scena dei grandi palcoscenici e dei successi. Ma la seconda epoca d’oro dei giallo-blu è quella europea, quando le coppe continentali erano ancora le lontane partenti di quelle che conosciamo oggi. Eppure l’Union Saint Gillois, nonostante gli inizi del declino domestico, riesce a raggiungere le semifinali di coppa delle Fiere (oggi Europa League e già coppa Uefa), lasciando sul campo vittime illustri. Fu la Roma dei vari Fabio Cudicini, Giacomo Losi, e degli oriundi Dino da Costa e Alcide Ghiggia (quest’ultimo campione nel mondo nel 1950 con l’Uruguay) a cadere nei quarti di finale sotto i colpi della formazione belga. Era il 1959. Quella Roma, con gli innesti giusti, seppe vincere la stessa competizione internazionale l’anno successivo, nel quale, ironia della sorte, si prese la rivincita sui brussellesi. Il nuovo doppio confronto del 1960 sorrise ai giallo-rossi.
I gialloblu di Saint Gilles resteranno in Europa fino a 1965, giocando contro la Juventus l’ultimo incontro con una formazione italiana. Il doppio confronto con i bianconeri (per la cronaca, vince la vecchia signora 1-0 in entrambe le occasioni) resterà anche l’ultima apparizione dell’USG a livello internazionale. Quella stessa stagione un campionato deludente costa al club la retrocessione, segnando la fine del mito USG. Anche perché in quello stessa annata sportiva 1964-65 la contemporanea vittoria del campionato da parte dell’Anderlecht vede eguagliare il record di scudetti vinti in Belgio, quello stabilito proprio dall’Union Saint-Gilloise. E’ la storia del calcio belga che volta pagina.
Il nuovo stadio e la vittoria col Milan
L’incontro tra l’USG e il calcio italiano avviene però molto prima delle competizioni europee di una volta. Prima dei duelli con la Roma e i confronti con la Juventus, il Saint Gilles organizza il 14 settembre 1919 un’amichevole con il Milan, in occasione dell’inaugurazione dell’allora nuovo stadio, quello che ancora oggi ospita le partita casalinghe dei giallo-blu. Un gran galà del calcio per il varo dello Stade du Parc Duden, nel confinante comune di Forest. Una festa impreziosita dal 3-2 con cui i padroni di casa chiudono l’incontro. Al di là del risultato, i rossoneri offrirono comunque una coppa commemorativa agli avversari-amici. Storie di sport sano che si ripetono ancora oggi, con il gemellaggio tra i tifosi giallo-blu e quelli granata. Il Toro Club Europa e l’USG vantano un sodalizio che permette alla squadra belga di continuare ad avere quel legame di vecchia data tutto particolare con l’Italia del football.
A proposito di stadio. I permessi per realizzarlo vennero concessi nel 1914, ma lo scoppio della guerra non permise l’avvio dei lavori. La struttura dovette quindi attendere la fine del conflitto bellico. Oggi la casa dell’Union Saint-Gilloise è un monumento nazionale protetto dalle belle arti. Vuol dire che il vincolo artistico ne impedirà l’abbattimento. Merito dei lavori di ristrutturazione avvenuti nel 1926, che fecero dello Stade du Parc Duden, nominato da lì in avanti Stade Joseph-Marien, un tipico esempio dell’art decò belga da preservare. Da un anno l’USG non gioca più nel suo stadio per via di ristrutturazioni. La squadra gioca provvisoriamente all’Heysel, l’impianto che ospita le partite della nazionale. Un privilegio che pochi possono permettersi, a dimostrazione di quanto l’USG sia ancora oggi un patrimonio di Bruxelles e del Belgio.
L’USG, l’Unione europea e ancora l’Italia
La vena italiana dell’Union Saint-Gillois non è solo quella registrata sul terreno di gioco. Anche dietro la scrivania siedono protagonisti che hanno legami con la Penisola. E’ il caso di Giovanni Ravasio, presidente del club dal 2002 al 2006. Belga di origini italiane, sotto la sua guida la squadra ottiene la promozione dalla serie C alla serie B belga. La particolarità del presidente sono anche le origini professionali, con un lungo trascorso in Commissione europea. A partire dal 1965 lavora nella Direzione generale Affari economici e finanziari, di cui diventa direttore generale nel 1990, con la seconda Commissione Delors. In mezzo svolge le funzioni di consigliere del presidente Gaston Thor (1981-1982) e direttore generale del controllo finanziario.