Bruxelles – Nel Regno Unito si chiede aiuto a inesperti studenti di medicina, anche in caso di interventi chirurgici, per sopperire alla mancanza di personale negli ospedali. A rivelarlo è The Guardian: i giornalisti del quotidiano di Manchester sono venuti in possesso di mail che alcuni docenti dell’università di medicina inviano ai loro studenti affinché vadano a “dare una mano ” nelle strutture ospedaliere britanniche. Sembra che ricorrere agli studenti inesperti sia l’unico modo per rispondere all’aumento dei pazienti e ai tagli al personale nel sistema ospedaliero, in parte legati anche alle difficoltà di allocazioni finanziarie imposte da un riordino complessivo del settore statale seguito alla decisione di Brexit.
L’Associazione medica britannica ha dichiarato che chiedere agli studenti non ancora laureati in medicina di assistere i pazienti più gravi sia “una misura disperata” che potrebbe mettere a rischio i malati e istituzionalizzare lo sfruttamento degli studenti.
La fuga di notizie ha rivelato che i medici sono consapevoli e preoccupati dei rischi: si rendono conto che gli ospedali potrebbero andare incontro a problemi legali, in caso di errori da parte degli studenti, eppure continuano a farlo, mettendo in luce che la situazione della sanità nel regno è davvero tragica. In realtà, a quanto sembra, più che altro gli studenti sostituiscono il personale infermieristico di sala operatoria in operazioni”semplici”, ma pur tuttavia senza l’esperienza necessaria. Il problema è anche legato al fatto che sempre meno britannici si formano come infermieri, ruolo storicamente ricoperto da stranieri, che ora con la Brexit hanno sempre più difficoltà a lavorare in Gran Bretagna.
Il dott. Andrew Hassell, capo della facoltà di medicina dell’Università Keele, ha recentemente scritto ai suoi studenti invitandoli a diventare volontari e affrontare la “crisi nazionale” del sistema ospedaliero. “Siamo sicuri che non hai bisogno che ti parliamo noi della situazione fuori dal comune che i nostri ospedali stanno affrontando quest’inverno a causa dell’influenza – si legge nella mail di Hassell, che è anche una figura di spicco del settore e gestisce gli ospedali di Stoke e Stafford -. Come scuola di medicina di questo territorio, pensiamo che dovremmo fare tutto il possibile per supportare i servizi sanitari locali, pur continuando a formare gli studenti”. Hassel, in più sottolinea: “Siamo sicuri che vorrai far parte del nostro sforzo collettivo, in questo momento di grande crisi nazionale”, e ha aggiunto di aver già contattato il direttore sanitario dell’ospedale Shrewsbury and Telford “per chiedere loro di farci sapere se c’è qualcosa che possiamo fare per aiutarli”.
Il 4 gennaio, due giorni dopo che la gravità della ‘crisi invernale’ dovuta all’influenza che ha colpito moltissimi anziani con problemi respiratori portò i dirigenti degli ospedali a cancellare decine di migliaia di operazioni, gli studenti universitari della Liverpool University ricevettero un’e-mail simile in cui era scritto che “il sistema sanitario nazionale sta attualmente affrontando una situazione senza precedenti, in particolare nei reparti di emergenza”, aggiungendo: “In questo momento difficile è probabile che le strutture possano chiedere agli studenti di medicina di assistere i pazienti nei reparti in cui c’è più bisogno”.
“Non solo questo sarebbe sfruttamento degli studenti che potrebbero essere riluttanti a dire di no, ma solleva preoccupazioni per la sicurezza dei pazienti se chi lavora in prima linea è invitato a lavorare al di là della competenza clinica”, ha affermato Harrison Carter, co-presidente del comitato degli studenti di medicina. “Il governo insiste sul fatto che il servizio sanitario nazionale è stato equipaggiato al meglio per fronteggiare l’inverno, e questa fuga di notizie dimostra che gli ospedali ricorrono a misure disperate per far fronte a un sistema che lotta contro l’aumento della domanda e la mancanza di personale e risorse”.
Nick Scriven, presidente della ‘Società per la medicina di emergenza’, si è detto a sua volta preoccupato per il ricorso ai giovani studenti: “Questi studenti avrebbero bisogno di una stretta supervisione da parte dei dottori del reparto già pressati e stressati, quindi da un lato si andrebbe a risparmiare ma dall’altro si rischia di peggiorare le cose”. Scriven ha spiegato che a preoccuparlo è qualcos’altro: “Ho altre preoccupazioni. Ad esempio, chi li copre se commettono un errore? La responsabilità è degli ospedali, dell’università o di nessuno? Come vengono presentati ai pazienti?”.
In questo momento sono moltissimi gli ospedali nel caos e ancor di più sono i medici che li descrivono come ‘warzones’, poiché si impegnano tra mille ostacoli a prendersi cura adeguatamente dei pazienti portati dal freddo che aumentano a dismisura.
Più di 90.000 pazienti sono rimasti bloccati in ambulanze fuori dal pronto soccorso nelle ultime sei settimane, e questo solo in Inghilterra. I dirigenti degli ospedali britannici hanno annullato decine di migliaia di operazioni per liberare letti e personale, mentre l’incapacità delle ambulanze di raggiungere i pazienti abbastanza rapidamente ha portato a molti casi di morti per mancate cure, secondo The Guardian. Theresa May è stata costretta a scusarsi, ma è stata criticata per aver minimizzato la portata della crisi.
Il dott. John Oxtoby, ha detto che sarebbe felice di ricevere aiuto dagli studenti di Keele: “Date le attuali e gravi condizioni dei nostri ospedali, accogliamo con favore il fatto che l’università ora abbia scritto a tutti gli studenti di medicina chiedendo loro di prendere in considerazione il volontariato”, ha affermato. “È importante essere chiari sul fatto che … agli studenti di medicina non verrà chiesto di fare qualcosa che vada oltre le loro competenze”, ha aggiunto Oxtoby.
“Non ci sono state istruzioni per gli studenti di medicina affinché agiscano fuori dalle loro competenze – ha dichiarato un portavoce del sistema sanitario d’Inghilterra -. Gli studenti di medicina senior hanno sempre lavorato insieme ai medici e ai team clinici come parte della loro esperienza di apprendistato”.