Bruxelles – Migliorano la vita, accrescono l’eccellenza, aumentano la competitività. Chiamare tutto questo con il suo nome impedisce di comprendere la portata del fenomeno, ma le infrastrutture di calcolo ad elevate prestazioni (note anche col nome inglese di High Performance Computing e il suo acronimo Hpc) hanno delle potenzialità talmente grandi che l’Unione europea ha deciso di puntarci mettendo sul piatto 486 milioni di euro, ma si prevede che entro il 2020 saranno investiti in totale un miliardo di euro circa di finanziamenti pubblici per la rivoluzione tecnologica. Perchè si tratta di questo. Di una vera e propria scommessa sull’economia digitale in grado di cambiare il modello economico e la vita di tutti i giorni.
Le infrastrutture di calcolo ad elevate prestazioni sono reti di computer in grado di lavorare autonomamente e garantire prestazioni in parallelo. Ma nell’era di internet e della tecnologia, i supercomputer sono necessari per elaborare quantità sempre maggiori di dati. Poterlo fare significa poter avere diagnosi in tempi rapidi e praticamente immediati, prevenire malattie, predire l’ampiezza e gli spostamenti di tempeste, individuare prima comportamenti informatici potenzialmente nocivi. Le Hpc hanno quindi la capacità di apportare benefici in molti settori della società, dalla sanità al clima, dalla sicurezza cibernetica allo sviluppo di energie alternative. Non solo. Con le infrastrutture Hpc le industrie europee potranno ridurre i cicli di progettazione e di produzione, accelerare la progettazione di nuovi materiali, accorciare e ottimizzare i processi. Un esempio? I supercomputer permettono di ridurre i cicli di produzione delle automobili da 60 a 24 mesi. Si passa da 5 a due anni.
I numeri nascondono l’importanza della sfida. La High Performance Computing può valere per l’industria risparmi fino a 40 miliardi di euro. Sempre nell’ordine di “miliardi” di euro sono i benefici economici stimati per la sanità, a cui vanno aggiunti i vantaggi in salvataggi di vite umane (“centinaia di milioni”, stimano a Bruxelles).
La Commissione europea ha deciso quindi di destinare una parte delle risorse contenute nel programma quadro per la ricerca (Horizon2020), e di creare una nuova struttura legale e di finanziamento, l’impresa comune EuroHPC, per acquisire, creare e realizzare in Europa un’infrastruttura di calcolo ad elevate prestazioni all’avanguardia. Allo stesso tempo sosterrà anche un programma di ricerca e innovazione per sviluppare le tecnologie e le macchine (hardware), nonché le applicazioni (software) destinate ai supercomputer. “Oggi, sempre più spesso gli scienziati e le industrie europei elaborano i propri dati al di fuori dell’Ue, perchè i tempi di calcolo disponibili nell’UE non soddisfano le loro esigenze”, lamenta il commissario per l’Economia digitale, Mariya Gabriel. “Questa mancanza di indipendenza minaccia la vita privata, la protezione dei dati, i segreti commerciali e la proprietà dei dati, con particolare riguardo alle applicazioni sensibili”.
L’Ue intende comprare e gestire almeno due macchine per il supercalcolo con prestazioni medie (capaci di almeno un miliardo di miliardi di operazioni al secondo), e fornire e gestire l’accesso a detti supercomputer a un’ampia gamma di utenti pubblici e privati a partire dal 2020. Inoltre intende realizzare un attuare un programma di ricerca e innovazione sul calcolo ad alte prestazioni per sostenere lo sviluppo della tecnologia europea di supercalcolo, compresa la prima generazione di tecnologia europea per microprocessori a basso consumo energetico. La nuova strategia non sarà veramente europea. Solo 12 Paesi Ue (Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia e Spagna) partecipano allo speciale programma e l’auspicio della Commissione è che altri possano aggiungersi.