Roma – “Nel 2018, la nostra volontà comune è costruire questa Europa più sovrana, unita e democratica”, spiega il presidente francese Emmanuel Macron in visita a Palazzo Chigi, dove con il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni annuncia la nascita di un gruppo di alto livello incaricato di stendere un trattato bilaterale, già battezzato “Trattato del Quirinale”, da sottoscrivere entro l’anno. “È un trattato rivolto al futuro”, indica Gentiloni descrivendolo come “luogo di contributi creativi per il futuro europeo”.
Mentre i parlamenti francese e tedesco si apprestano ad approvare, il 22 gennaio prossimo, una risoluzione comune per perseguire una maggiore integrazione, all’inquilino dell’Eliseo non sfuggono le preoccupazioni italiane di essere tagliati fuori, messi in secondo piano. Così prova a fugarle assicurando che le relazioni tra roma e Parigi “non sono in competizione né inferiori, ma complementari al rapporto che c’è tra Francia e Germania”.
Quando Berlino e Parigi “non sono d’accordo, l’Europa non ha nessuna possibilità di avanzare”, sostiene il francese, “e quando la Francia ha cercato di accordarsi con altri rendendo gelosa la Germania, abbiamo soltanto perso tempo”. Dunque, l’asse franco-tedesco è imprescindibile, lascia intendere Macron, ma “non è esclusivo” si preoccupa di precisare.
A rassicurare chi sente escluso è anche Gentiloni, che sottolinea come anche altre iniziative – quali il Vertice dei Paesi del Sud del’Ue che ieri, a Roma, ha riunito per la quarta volta i leader di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Malta e Cipro – non puntino a lasciare fuori qualcuno. “Nessuno è escluso da questi percorsi”, ribadisce, “ma il progresso di questi percorsi non può essere condizionato dalla velocità dell’ultimo vagone del nostro treno”. In altre parole, chi vuol rimanere fuori è libero di farlo, ma non ha il diritto di rallentare tutto il convoglio.
Convoglio, quello europeo, che deve procedere spedito e fare “passi in avanti” in diversi ambiti. Il presidente del Consiglio li elenca: “Completamento dell’Unione monetaria, investimenti, lavoro” e “beni comuni europei”, tra cui “difesa, sicurezza e gestione dell’immigrazione”.
Su quest’ultimo fronte, il capo dell’esecutivo incassa il riconoscimento di Macron, il quale ringrazia il governo italiano per essere riuscito a “ridurre la destabilizzazione causata dal fenomeno migratorio”. Tuttavia non bisogna farsi illusioni perché il problema “non è alle spalle”, ammette il francese. Bisogna ancora mettere a punto le soluzioni, che richiedono “solidarietà” oltre che “chiarimenti e armonizzazione delle regole”. Alcune norme sono in discussione a livello europeo, ricorda l’inquilino dell’Eliseo. “Speriamo possano essere approvate nei prossimi mesi per avere una protezione comune alle frontiere, un’armonizzazione del diritto d’asilo e per mettere fine alle profonde disfunzioni del regolamento di Dublino”, ha auspicato.
L’incontro è servito anche per ribadire la comune intenzione di promuovere delle liste transnazionali per le elezioni europee. Un esperimento che “consentirà di prendere atto della forza di un demos europeo e di una volontà democratica europea”, secondo Macron.
In mattinata, il capo di Stato francese era stato accolto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il quale ha condiviso l’urgenza di un rilancio dell’integrazione europea, e si è recato in visita alla Domus aurea con Gentiloni e con il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.