Bruxelles – Poteri forti, criminalità organizzata e forse qualche aspetto più politico. Sarebbero questi i motivi che hanno portato alla morte del potente uomo d’affari bulgaro Petar Hristov, assassinato ieri mattina nel pieno centro di Sofia con due colpi di pistola al petto mentre entrava nella sua Jeep. Il 49enne era proprietario della più grande industria lattiero casearia della Bulgaria, ‘Laktima’ ed era vicinissimo al partito per lo Sviluppo europeo della Bulgaria (Gerb) attualmente al governo del Paese. L’omicidio è avvenuto a pochi giorni dall’inizio del turno semestrale bulgaro alla presidenza del Consiglio dell’Unione europea.
Petar Hristov, ultimamente aveva partecipato a molti eventi pubblici organizzati dal Gerb ed era considerato un potente alleato di Tsuetan Tsuetanov, ex ministro degli Interni e vice presidente del partito europeista. In più, Hristov aveva promosso la candidatura alle elezioni presidenziali 2016 del filo europeo Tsetska Tsacheva, che è stato poi sconfitto dall’attuale presidente Rumen Radev.
L’omicidio avviene tre settimane dopo l’uccisione di un alto funzionario delle tasse, sempre nel centro della capitale bulgara e sempre in pieno giorno. La Bulgaria è stata regolarmente rimproverata dall’Ue per aver fallito nella lotta alla corruzione, situazione su cui era monitorata dal suo ingresso tra i Paesi membri del 2007. Nonostante ciò, i funzionari dell’Ue ritengono che il governo abbia compiuto passi da gigante nell’affrontare il crimine organizzato.
Nel rapporto dell’Ue pubblicato a novembre, si legge che “negli ultimi 10 anni si è verificato un ampio cambiamento nell’ambiente criminale, con la criminalità organizzata che diventa meno visibilmente violenta” e in più “costituisce una minaccia minore per la stabilità della società rispetto al passato”. Il rapporto prosegue evidenziando che “il quadro generale in Bulgaria sta diventando più simile alla situazione di altri Stati membri”. Si tratta di un punto di vista condiviso da alcuni esperti indipendenti.
Eppure, la Commissione Ue ha chiesto maggiore trasparenza nella segnalazione della criminalità organizzata e ha sollevato preoccupazioni in merito ad alcune riforme giudiziarie. Nel 2016, il ministero degli Interni della Bulgaria ha riferito ai media locali di monitorare 424 gruppi criminali organizzati che hanno operato nel Paese.
L’Ue inoltre, ha messo sotto osservazione gli sforzi del governo di Sofia per reprimere la corruzione ai piani alti. La Bulgaria è stata nominata il paese più corrotto dell’Ue dall’associazione Transparency international, denunciando che molti funzionari di alto livello, accusati di corruzione non sono stati perseguiti.
La scorsa settimana il presidente Radev ha posto il veto a un disegno di legge anticorruzione, affermando che le proposte non sarebbero state efficaci e potrebbero essere utilizzate per perseguitare gli oppositori politici.