Bruxelles – L’Unione europea si è giovata in questi anni del grande lavoro svolto dall’Italia e dal suo ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Più che un alleato dell’esecutivo comunitario, un vero e proprio “complice” nella gestione delle politiche economiche e dell’immigrazione. Parola del presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, che in occasione della conferenza sul bilancio pluriennale dell’Ue tesse le lodi del titolare del dicastero di via XX settembre. L’incontro è stato organizzato per iniziare a ragionare sul prossimo ciclo di bilancio a dodici stelle. In un parterre gremito in ogni ordine di posti, Juncker ha voluto salutare “in particolare” proprio Padoan, “che è stato di una grande complicità” nel varo di politiche su dossier tanto sensibili quanto divisivi. “Sul patto di stabilità e crescita e sull’immigrazione Padoan è stato di grande utilità”, ha riconosciuto pubblicamente Juncker.
Sul primo tema la Commissione guidata da Juncker ha prodotto la comunicazione sulla flessibilità, documento che ha chiarito come interpretare le regole di bilancio. Nello specifico si è chiarito che in casi eccezionali possono non essere valutate determinate spese, come quelle per terremoti o emergenze migratorie, ai fini del calcolo di deficit e debito. Quanto alle questioni migratorie, la Commissione è venuta incontro alle esigenze di Paesi quali Italia e Grecia, alle prese con le spese per l’accoglienza e l’identificazione dei richiedenti asilo. “Nel 2016 e nel 2017 – ha ricordato Juncker – abbiamo mobilitato dal bilancio comunitario esistente 17 miliardi di euro per accompagnare le politiche d’immigrazione per assistere nel migliore dei modi gli Stati con le frontiere esterne” dell’Unione. In sostanza su questi temi Roma e Bruxelles hanno giocato una partita politica continua che ha dato dei frutti, nel bene dell’Italia e dell’Europa.
Una sintonia, quella tra Commissione europea e governo italiano, che si conferma anche sul bilancio. Juncker e Padoan sono d’accordo sulla necessità di finanziare a livello europeo immigrazione, sicurezza (interna ed esterna) e difesa. Per il presidente dell’esecutivo comunitario il prossimo bilancio pluriennale deve continuare a finanziare voci di spesa “importanti” quali la politica agricola comune (Pac) e politica di coesione, assieme alle “nuove politiche”, che il lussemburghese ha identificato come vere e proprie “sfide”. Si tratta di globalizzazione, la transizione ecologica, “tematica difficile e controversa”, i cambiamenti climatici, che “Trump definisce fake news ma per cui abbiamo dovuto mettere più risorse per il meccanismo di protezione civile”. Il ministro dell’Economia, in vista del negoziato che si apre sul prossimo bilancio europeo, ha insistito sull’esigenza del “finanziamento dei cosiddetti beni pubblici europei, a cominciare dall’immigrazione”. A questo si aggiungono sicurezza e difesa, tutti “beni pubblici che in questo momento, e penso soprattutto all’immigrazione, l’Italia sta fornendo a sue spese a suo carico al resto dell’Europa”.
Il nodo sarà tutto politico. Juncker ha in mente un bilancio tutto nuovo nella sostanza e nella forma. Per cominciare serviranno più risorse “per finanziare l’Ue in modo adeguato”. Vuol dire mettere sul piatto di più di quanto fatto finora, “più dell’1% del Pil dell’Ue” rappresentato fino ad oggi dal contributo dei governi. Ma bisognerà anche stabilire prima “i contenuti, le ambizioni” e poi le cifre. “Finora abbiamo concordato l’ammontare totale e poi l’abbiamo suddiviso tra le varie voci di spesa”. Con il bilancio post-2020 “vogliamo fare il contrario di quanto fatto finora”.