Bruxelles – La Catalogna potrebbe avere un nuovo governo indipendentista. Il fronte repubblicano, molto eterogeneo ma unito dalla volontà di secessione dalla Spagna, ha la maggioranza assoluta in Parlamento (70 seggi), anche se si è fermata al 47,5% dei voti, in una elezione da record di partecipazione, con l’82% di elettori che si sono recati alle urne. Risultato ancora più straordinario se si pensa che si è votato in un normale giorno lavorativo mentre il 27 settembre 2015 il voto era avvenuto di domenica.
In termini relativi e di seggi, come previsto dai sondaggi, il primo partito è Ciudadanos, contrario alla separazione: gli “arancioni” conquistano 37 seggi con il 25,4% dei voti, contro il 21,7% di JuntsXCatalunya, la formazione dell’ex presidente Carles Puigdemont, che è la seconda forza con 34 seggi. Risultato di un soffio superiore al 21,4% conquistato dagli indipendentisti di Erc, che si aggiudicano 32 seggi. I 4 seggi ottenuti dalla sinistra radicale della Cup, con il 4,5% di preferenze, completano il fronte pro indipendenza. Crescono i socialisti del Psc , che si attestano al 13,9% e occuperanno 17 scranni, uno in più di prima. L’emanazione catalana di Podemos, Catalunya en Comù, prende 8 seggi avendo ottenuto il 7,4%. Infine, il Partido Popular catalano diventa fanalino di coda con appena 3 seggi rispetto agli 11 delle elezioni 2015. Una batosta per il premier spagnolo Mariano Rajoy, che dopo aver gestito con la forza il referendum indipendentista, aver rimosso dall’incarico Puidgemont e il suo governo usando i poteri riconosciuti dalla Costituzione, si troverà di nuovo a fronteggiare una situazione spinosa, soprattutto se tra le forze indipendentiste prevarrà l’ambizione repubblicana sulle differenze politiche.