Bruxelles – “Nonostante gli sforzi ripetuti, da quasi due anni, per coinvolgere le autorità polacche in un dialogo costruttivo nell’ambito del quadro sullo stato di diritto, la Commissione ha concluso oggi che esiste un chiaro rischio di una grave violazione dello stato di diritto in Polonia”. Lo ha annunciato il primo vice presidente dell’esecutivo Ue Frans Timmermans, spiegando che “la Commissione propone pertanto al Consiglio di adottare una decisione ai sensi dell’articolo 7, paragrafo 1, del trattato sull’Unione europea”, una procedura che, se portata fino in fondo, può arrivare a erogare sanzioni gravissime, come la sospensione del diritto di voto nel Consiglio europeo allo Stato interessato.
“Non ci hanno lasciato scelta, abbiamo fatto tutto ciò che era umanamente possibile per cercare di trovare un dialogo – ha proseguito Timmermans -. Provo un senso di frustrazione per non aver raggiunto ciò che volevamo. Con l’attivazione dell’articolo 7 chiediamo a Parlamento e Consiglio di aiutarci a risolvere il problema, ora anche loro potranno inviare delle raccomandazioni a Varsavia”.
Da Varsavia arrivano reazioni stizzite, che non sembrano dimostrare una volontà di dialogo. Il primo ministro Mateusz Morawiecki ha detto che “la Polonia è legata allo stato di diritto, così come l’Unione europea. È necessaria la riforma del sistema giudiziario in Polonia, e il dialogo tra Varsavia e la Commissione europea ha bisogno di apertura e onestà”.
Più duro il ministro degli Esteri Witold Waszczykowski il quale risponde a Bruxelles che “noi non presentiamo cambiamenti rivoluzionari, ma importiamo quelli che esistono in altri paesi dell’Ue. Non siamo d’accordo su un doppio standard, se queste soluzioni possono esistere lì, e nella democrazia polacca non sono accettate”.
E’ una decisione storica, assunta per la prima volta, fortemente sostenuta anche dalla maggioranza del Parlamento europeo, e che giunge al fine di un lungo braccio di ferro tra il governo di Varsavia e le istituzioni europee. La Commissione, ha rivendicato Timmermans davanti ai giornalisti, “si sta attivando per proteggere lo stato di diritto in Europa. Le riforme giudiziarie in Polonia significano che la magistratura del Paese è ora sotto il controllo politico della maggioranza al governo”. In assenza di indipendenza giudiziaria, sostiene la Commissione, si pongono questioni serie sull’effettiva applicazione del diritto dell’Ue, dalla protezione degli investimenti al riconoscimento reciproco delle decisioni in settori diversi come le controversie sull’affidamento dei minori o l’esecuzione di mandati di arresto europei.
La Commissione ha inoltre emanato una raccomandazione complementare sullo stato di diritto, che illustra i passi che le autorità polacche possono intraprendere per porre rimedio alla situazione attuale. Qualora le autorità polacche attuino le azioni raccomandate, “la Commissione è pronta, in stretta consultazione con il Parlamento europeo e il Consiglio, a riconsiderare la sua proposta motivata”, spiega una nota.
Inoltre, la Commissione ha deciso di compiere il passo successivo nella sua procedura di infrazione contro la Polonia per le violazioni del diritto dell’Ue da parte della legge sull’organizzazione delle Corti Ordinarie, con deferimento alla Polonia alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Pur adottando misure senza precedenti, la Commissione mantiene, ha detto Timmermans, l’impegno “ad un dialogo costante con le autorità polacche” per porre rimedio alla situazione.
La Proposta al Consiglio
In due anni, afferma la Commissione, le autorità polacche hanno adottato più di 13 leggi che riguardano l’intera struttura del sistema giudiziario in Polonia, che riguardano il Tribunale costituzionale, la Corte suprema, i tribunali ordinari, il Consiglio nazionale per la magistratura, il servizio giudiziario e la Scuola nazionale di Giudiziario. Lo schema comune è che esecutivo e legislativo sono stati sistematicamente abilitati a interferire politicamente nella composizione, nei poteri, nell’amministrazione e nel funzionamento di quello giudiziario.
La “proposta motivata” espone le preoccupazioni della Commissione, ricordando le misure adottate nell’ambito dello schema dello stato di diritto e i numerosi contatti con le autorità polacche per cercare di individuare una soluzione, e invita il Consiglio a constatare che esiste “un chiaro rischio di una grave violazione dello Stato di diritto”. Le preoccupazioni riguardano specificamente la mancanza di una revisione costituzionale indipendente e legittima e l’indipendenza del potere giudiziario.
Se le autorità polacche attueranno le misure correttive indicate, la Commissione è pronta a riconsiderare la proposta motivata.
Raccomandazione sullo stato di diritto
La raccomandazione sullo stato di diritto approvata oggi integra tre precedenti raccomandazioni, adottate il 27 luglio 2016, il 21 dicembre 2016 e il 27 luglio 2017. La raccomandazione odierna si concentra sulle nuove preoccupazioni sollevate dalla nuova legge sulla Corte suprema adottata dal parlamento polacco il 15 dicembre 2017 e la legge sul Consiglio nazionale della magistratura adottata il 15 dicembre 2017. Le autorità polacche non hanno ancora affrontato le preoccupazioni individuate nelle prime tre raccomandazioni della Commissione, che rimangono valide.
La raccomandazione indica una serie di azioni che devono essere adottate dalle autorità polacche per rispondere alle sue preoccupazioni. Le autorità polacche sono invitate a:
Modificare la legge della Corte Suprema: non applicare un’età pensionabile ridotta ai giudici attuali (“nella Corte Suprema – ha spiegato ancora Timmermans – quasi il 40% dei giudici saranno costretti al pensionamento anticipato”) , rimuovere il potere discrezionale del presidente per prolungare il mandato dei giudici della Corte Suprema e rimuovere la procedura di appello straordinario, che include il potere di riaprire i giudizi definitivi che risalgono fino a 20 anni prima;
Modificare la legge sul Consiglio nazionale per il potere giudiziario: non terminare il mandato dei membri togati e garantire che il nuovo regime di nomina continui a garantire l’elezione dei membri magistrati da parte dei loro pari;
Modificare o revocare la legge sull’Organizzazione delle Corti Ordinarie: in particolare per rimuovere il nuovo regime pensionistico per i giudici, compresi i poteri discrezionali del Ministro della Giustizia per prolungare il mandato dei giudici e nominare e rimuovere i presidenti dei tribunali;
Ripristinare l’indipendenza e la legittimità del Tribunale costituzionale: assicurando che i suoi giudici, il presidente e il vicepresidente siano eletti legittimamente e assicurando che tutti i suoi giudizi siano pubblicati e pienamente attuati;
Astenersi da azioni e dichiarazioni pubbliche che potrebbero ulteriormente minare la legittimità del potere giudiziario.
Procedura di infrazione sulla base del diritto dell’Ue
Il collegio dei commissari ha inoltre deciso di deferire il governo polacco alla Corte di giustizia europea per violazione del diritto dell’Ue, riguardante la legge sui tribunali ordinari e, in particolare, il regime pensionistico che introduce.
La principale preoccupazione legale della Commissione identificata in questa legge riguarda la discriminazione sulla base del genere dovuta all’introduzione di un’età pensionabile diversa per i giudici di sesso femminile (60 anni) e per i giudici di sesso maschile (65 anni). Ciò è contrario all’articolo 157 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e alla direttiva 2006/54 sulla parità di genere nel lavoro.
Nel suo deferimento alla Corte di giustizia europea, la Commissione solleverà anche la preoccupazione connessa che l’indipendenza dei tribunali polacchi sarà compromessa dal fatto che al Ministro della Giustizia è stato conferito un potere discrezionale di prorogare il mandato dei giudici che hanno raggiunto età pensionabile.
E ora?
La raccomandazione della Commissione invita le autorità polacche ad affrontare i problemi entro tre mesi e “ad informare la Commissione delle misure adottate a tal fine”. Se le autorità polacche attueranno le azioni raccomandate, la Commissione è pronta, in stretta consultazione con il Parlamento europeo e il Consiglio, a riconsiderare la sua proposta motivata.
Ai sensi dell’articolo 7, paragrafo 1 TUE, il Consiglio deve ascoltare la posizione della Polonia e ottenere il consenso del Parlamento europeo (sulla base dell’articolo 354 del TFUE, il Parlamento europeo delibera a maggioranza dei due terzi dei voti espressi, che rappresenta la maggioranza membri componenti), prima di adottare una decisione a maggioranza di quattro quinti (22 su 27 membri del Consiglio hanno diritto di voto sulla base dell’articolo 354 TFUE), stabilendo che sussiste un chiaro rischio di una grave violazione della legge. Il Consiglio può inoltre rivolgere raccomandazioni alla Polonia, agendo secondo la stessa procedura di voto.
Cosa dice l’articolo 7 del Trattato
L’articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull’Unione europea prevede che il Consiglio, deliberando a maggioranza dei quattro quinti dei suoi membri, stabilisca che esiste un chiaro rischio di violazione grave da parte di uno Stato membro dei valori comuni di cui Articolo 2 del trattato. La Commissione può avviare questo processo con una proposta motivata.
Andando oltre nelle sanzioni, dopo le misure previste dal paragrafo 1, l’articolo offre gli strumenti che possono portare a togliere il diritto di voto dei rappresentanti polacchi nel Consiglio dei Ministri Ue. Per attivare questa seconda fase è però necessaria l’unanimità degli atri 27 Stati. Che non ci sarebbe perché il premier ungherese Viktor Orban ha già fatto sapere che voterebbe contro. Dunque i commissari per ora hanno deciso di chiedere agli Stati di mandare solo un “Avviso” a Varsavia, iniziativa che passerebbe anche solo con il voto di 22 Stati membri, in seguito alla quale il governo polacco sarebbe tenuto a dare spiegazioni entro qualche settimana, pena le sanzioni, che potrebbero arrivare, appunto, dopo una lunga procedura, alla sospensione del diritto di voto.
Lo stato di diritto è uno dei valori comuni su cui si fonda l’Unione europea. È sancito dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea. La Commissione europea, insieme al Parlamento europeo e al Consiglio, è responsabile in base ai trattati per garantire il rispetto dello Stato di diritto quale valore fondamentale dell’Unione e per garantire che la legislazione, i valori e i principi dell’Ue siano rispettati.
Secondo la Commissione “spetta alla Polonia identificare il proprio modello per il proprio sistema giudiziario, ma dovrebbe farlo in modo da rispettare lo stato di diritto; ciò lo richiede per salvaguardare l’indipendenza della magistratura, la separazione dei poteri e la certezza del diritto”.
Bruxelles sottolinea che “una violazione dello Stato di diritto in uno Stato membro ha un effetto su tutti gli Stati membri e sull’Unione nel suo complesso. Primo, perché l’indipendenza della magistratura – libera da indebite interferenze politiche – è un valore che riflette il concetto di democrazia europea che abbiamo costruito insieme, ascoltando le lezioni del passato. In secondo luogo, perché quando viene messo in discussione lo Stato di diritto in qualsiasi Stato membro, viene messo in discussione anche il funzionamento dell’Unione nel suo insieme, in particolare per quanto riguarda la cooperazione in materia di giustizia e affari interni e il funzionamento del mercato interno”.