Bruxelles – Un accordo in prima lettura sul pacchetto di quattro direttive per la cosiddetta “Economia circolare” che la Commissione aveva presentato nel dicembre 2015, è stato conseguito ieri a Bruxelles dal Parlamento europeo (rappresentato dalla relatrice italiana Simona Bonafé, del Pd), dalla presidenza di turno estone a nome del Consiglio Ue e dalla Commissione europea. Il pacchetto contiene una serie di nuovi obiettivi obbligatori per minimizzare, riciclare e valorizzare il flusso di rifiuti prodotti nell’Ue.
L’accordo, il cui contenuto sarà esposto domani 20 gennaio dalla presidenza estone al Coreper (il comitato dei rappresentanti degli Stati membri che prepara le riunioni ministeriali del Consiglio Ue) prevede in particolare un nuovo obiettivo obbligatorio per il trattamento dei rifiuti municipali negli Stati membri: almeno il 65% dovrà essere riciclato entro il 2035, con obiettivi intermedi al 55% nel 2025 e al 60% nel 2030 (nella proposta iniziale della Commissione l’obiettivo del 65% era previsto per il 2030). E’ stato fissato inoltre un obiettivo di riduzione dello smaltimento in discarica che, sempre nel 2035, non dovrà riguardare più del 10% dei rifiuti municipali.
Delle deroghe (cinque anni in più, anche per gli obiettivi intermedi) sono previste per i paesi che in questo campo sono particolarmente indietro e che nel 2013 smaltivano in discarica ancora il 60% dei loro rifiuti o ne riciclavano meno del 20%.
Sono stati poi stabiliti degli obiettivi specifici per i rifiuti da imballaggio, che dovranno essere riciclati al 65% nel 2025 e al 70% nel 2030; inoltre due sotto-obiettivi sono stati previsti per gli imballaggi in plastica, che dovranno essere riciclati almeno per il 50% nel 2025 e per il 55% nel 2030.
Dal 2023 sarà obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti di materiali organici (“bio-waste”), da avviare al compostaggio. La raccolta selettiva obbligatoria è prevista anche per i materiali tessili e per i materiali pericolosi nei rifiuti domestici (come vernici, pesticidi, oli e solventi).
In linea con gli obiettivi Onu di Sviluppo sostenibile del Millennio, nel pacchetto è previsto anche che vi sia un dimezzamento entro il 2030 degli sprechi alimentari lungo la catena di produzione, distribuzione e consumo, con obiettivi di riduzione obbligatori che saranno fissati nel 2023.
Gli Stati membri dovranno anche (ma per ora è più una raccomandazione che un obbligo) “mirare all’eliminazione” dei rifiuti marini attraverso misure specifiche, e potranno vietare sul loro territorio gli imballaggi monouso di plastica non riciclabile. Queste misure saranno comunque completate da una più generale “strategia per la plastica”, che la Commissione europea presenterà a metà gennnaio. La strategia dovrebbe prevedere che tutti gli imballagi di plastica siano riciclabili o riutilizzabili entro il 2030, che sia vietato l’inserimento deliberato di microplastiche nei prodotti di consumo (oggi avviene per esempio nei cosmetici e nei detersivi), e che tutti i porti dell’Ue siano dotati di impianti di riciclaggio dei materiali delle navi.
La cosiddetta “gerarchia” fra le diverse modalità di trattamento dei rifuti è stata rafforzata (con incentivi per prevenzione, riuso e riciclaggio), ma non sono stati previsti limiti o obiettivi di riduzione per l’incenerimento, come avrebbero voluto le associazioni ambientaliste. Il compromesso finale “non è il risultato che avevamo sperato, ma è tuttavia un miglioramento significativo in confronto alle normative attualmente in vigore”, ha commentato l’Ufficio europeo dell’Ambiente, di cui fa parte l’italiana Legambiente. Secondo fonti vicine al dossier, lungo tutto il negoziato l’Italia, in accordo con la relatrice, ha svolto un ruolo importante nel cercare di mantenere il più possibile, e persino migliorare gli obiettivi della proposta originaria, di fronte al tentativo di diversi paesi, e in particolare della Germania, di ridurne il livello di ambizione.
Non appena saranno stati messi a punto dai giustisti-linguisti delle istituzioni europee, probabilmente entro gennaio, i testi giuridici formali delle quattro direttive del pacchetto saranno sottoposti all’approvazione della commissione Ambiente del Parlamento europeo. L’adozione definitiva da parte dell’Europarlamento e del Consiglio Ue dovrebbe avvenire entro maggio 2018, mentre l’applicazione delle nuove norme negli Stati membri è prevista entro due anni, nel 2020.
Lorenzo Consoli per Askanews