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    Home » Economia » Salvataggio banche: strumento Ue “Srb” inadeguato e senza personale

    Salvataggio banche: strumento Ue “Srb” inadeguato e senza personale

    L'organismo responsabile per i piani di ristrutturazione degli istituti di credito in affanno fin da subito. Chiesto di risolvere al più tardi entro fine 2018 le principali criticità. La denuncia della Corte dei Conti europea

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    19 Dicembre 2017
    in Economia

    Bruxelles – E’ stato concepito per evitare crisi bancarie, intervenire nel momento di difficoltà e, soprattutto, agire prima degli shock. Insieme alle autorità nazionali di risoluzione della zona euro il Comitato di risoluzione unico (Srb) forma il meccanismo di risoluzione unico, ma il Comitato non è nelle condizioni di poter funzionare come dovrebbe. Manca di personale qualificato e non riuscirà ad essere a pieno organico fino al 2020, e il risultato è tutta una serie di “carenze” nella preparazione dei piani di risoluzione da parte del Comitato. E’ un vero e proprio allarme quello lanciato dalla Corte dei conti europea nella relazione sul funzionamento di un organismo considerato di vitale importanza per la tenuta della zona euro.

    Dopo la crisi che investito l’Europa e le criticità messe in mostra nel sistema creditizio, gli Stati membri hanno deciso di lavorare ad un’unione bancaria in grado di evitare il ripetersi di situazioni come quelle che hanno duramente colpito cittadini e governi. In questa nuova strategia, il Comitato di risoluzione unico, aiutato dalle autorità nazionali di risoluzione, è responsabile della pianificazione di emergenza per la risoluzione delle banche di sua competenza e della gestione delle procedure di risoluzione bancaria, “ove necessario e opportuno”. La Corte dei conti rileva che a oltre tre anni dall’entrata in vigore del Meccanismo unico di risoluzione, il Comitato unico “non ha ancora completato la pianificazione della risoluzione per le banche di propria competenza”. Laddove i piani invece esistono, ci sono criticità. Secondo la Corte dei conti i piani adottati nel 2016 “non soddisfacevano un notevole numero di requisiti” previsti dal codice unico.

    Il codice unico prevede che vengano descritte le eventuali alternative alla strategia di risoluzione privilegiata considerate, qualora quest’ultima non possa essere attuata. Dall’analisi della Corte dei conti è emerso che “la maggior parte dei capitoli nel campione non riportavano alternative alla strategia privilegiata”. Insomma, mancano piani B e i piani A non sono credibili. Ne è riprova il fatto che gli esperti della Corte dei conti non hanno trovato strategie di risoluzione privilegiate che fronteggiassero anche sviluppi imprevisti a breve termine. Vuol dire che “qualora si rendessero necessarie decisioni di risoluzione nel prossimo futuro, è probabile che tali decisioni si discostino dai piani”.

    La Corte dei conti non fa drammi, nonostante un quadro tutt’altro che roseo per il consiglio unico di risoluzione. Sostiene che si inizia a lavorare, e che c’è “ancora molta strada da fare”. Ci sono ritardi, è vero, ma fisiologici. Si riconosce che istituire il Comitato di risoluzione unico dal nulla, in un periodo di tempo molto breve, “ha rappresentato una sfida estremamente difficile”, e inevitabilmente ha creato situazioni operative non ottimali. Anche perché il Comitato è da sempre sotto organico. “Sin dall’inizio, il Comitato ha avuto difficoltà ad assumere sufficiente personale con competenze idonee. I ritardi nelle assunzioni hanno avuto ripercussioni negative in tutti gli ambiti di attività del Comitato”. Solo per citarne una, le ce carenze di personale del Comitato hanno comportato livelli elevati di lavoro straordinario, che ammontava a circa 15mila ore, ovvero al 6% dell’orario lavorativo totale nei primi dieci mesi del 2016.

    Il problema è strutturale. Il Comitato aveva previsto la necessità di 350 persona da assumere entro la fine del 2017, ma non riuscirà a soddisfare questo obiettivo, ed è fermo a circa 200 (secondo i dati forniti dalla Corte). “Pertanto gli sarà difficile adempiere pienamente al proprio mandato giuridico”, sostengono i revisori europei. Secondo le previsioni del Comitato, inoltre, neppure nel 2020 il numero totale di dipendenti a sua disposizione sarà commisurato all’organico ritenuto necessario per il pieno assolvimento delle loro funzioni. C’è un problema di formazione e di remunerazione. Il Comitato di risoluzione unico ha confermato che le assunzioni sono difficili, a causa dei lunghi processi di selezione, del numero limitato di candidati idonei in un mercato del lavoro altamente competitivo e della carenza di candidati disposti a lavorare presso il Comitato con contratti a tempo determinato.

    Il nodo va sciolto, perché altrimenti gli sforzi europei per garantire la stabilità delle banche dell’eurosistema risulteranno inutili. “A causa della carenza di organico, non sono state completate attività importanti in materia di strategie e orientamenti”. Mancano in sostanza politiche di messa in sicurezza. La Corte dei conti chiede “quanto prima” e comunque al più tardi entro la fine del 2018 di reclutare il personale necessario e mettere in piedi strategie credibili di risoluzione.

    Tags: bancheComitato unico di risoluzionecorte dei conti europeaeurozonasalvataggioSrbueunione bancaria

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