Bruxelles – Ikea starebbe evadendo il fisco sui profitti di tutte le sue branche mondiali, grazie a un accordo fiscale vantaggioso con i Paesi Bassi. È quanto sospetta la Commissione europea, che ha aperto un’inchiesta contro la multinazionale svedese.
“Tutte le aziende, grandi o piccole, multinazionali o no, devono pagare la giusta quantità di tasse. Gli Stati membri non possono consentire ad imprese selezionate di pagarne meno permettendo loro di spostare i profitti artificialmente altrove”, ha detto la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, promettendo un’indagine “attenta”.
L’azienda è divisa in due branche, Ikea, che gestisce i negozi e le vendite, e Inter Ikea, una sussidiaria olandese che detiene i diritti di proprietà intellettuale. I negozi pagano a quest’ultima una quota di ‘franchise’ del 3% del loro fatturato e in cambio possono utilizzare il marchio e ricevere know-how per operare e sfruttare il concetto aziendale. Il problema è che Inter Ikea Systems in Olanda registra tutti i ricavi delle quote di ‘franchise’ dei negozi di tutto il mondo e su questo 3% del fatturato globale, che per un’azienda di tale grandezza potrebbe significare anche miliardi, ha un trattamento fiscale vantaggioso, grazie a un tax ruling, che le avrebbe permesso di evitare di pagare tutte le tasse.
“Come molte altre grandi aziende, Ikea utilizza da anni una serie di scappatoie fiscali per evitare di pagare le tasse. È dovere della Commissione fermare questi comportamenti scorretti e assicurarsi che le aziende paghino le loro imposte dove fanno i loro profitti”, ha chiesto Sven Giegold dei Verdi. L’inchiesta della Commissione è partita proprio in seguito alla pubblicazione di un dossier nel 2016 da parte dgl gruppo ecologista che puntava il dito contro l’azienda svedese.
“Mi aspetto che alla fine Ikea debba rimborsare gli aiuti di Stato all’Olanda”, ha continuato Giegold, sottolineando che “non parliamo di noccioline, abbiamo stimato che Ikea potrebbe aver evaso 1 miliardo di euro tra il 2009 e il 2014, entrate che potrebbero essere utilizzate per scuole, ospedali o investimenti nei trasporti pubblici”.