di Carmen Baffi
Dal 2015, i Paesi membri dell’Ue hanno perso la loro autonomia nella gestione della politica monetaria, che – causa crisi – è stata trasferita nelle mani della Banca Centrale Europea (Bce).
La Bce con il suo programma monetario, il Quantitative Easing ha drogato i mercati nazionali iniettando liquidità per far salire il credito delle banche. Ora che l’economia dell’Eurozona è ripartita, la Bce ha ridotto le offerte di credito: il Qe è prossimo a concludersi. Ma cosa accadrà poi nell’Eurozona?
La questione è stata affrontata con vari esperti nella seconda giornata di How can we govern Europe?, l’evento firmato Eunews, tenutosi lo scorso 6 è 7 dicembre a Roma, in Campidoglio.
Le posizioni sono state contrastanti: se per alcuni l’unica soluzione post-Qe è rappresentata dalla politica fiscale unica visto che le banche centrali dei singoli Stati non funzionano più, altri, come Gianluca Codagnone, della Fidentiis Equities Sociedad de Valores SA, si sono detti apertamente contrari e preferiscono quella “domestica”.
Perché?
“Penso che possa essere completamente disfunzionale avere una politica fiscale unica quando i paesi sono asimmetricamente esposti al ciclo economico: un paese in espansione non può avere la stessa politica fiscale di un paese che è in recessione”, ha affermato il consigliere delegato.
C’è da aspettare, dunque, e sperare che l’Ue continui nella giusta direzione. Guardia alta però: non sono ammessi errori, soprattutto in risalita.