Bruxelles – La Brexit farà molto male all’economia britannica. Ne è sicuro il prestigioso istituto di ricerca economico tedesco Ifo, stretto partner dell’università di Monaco, che ha pubblicato oggi le sue previsioni per l’andamento dell’economia europea e mondiale.
“I rischi per lo sviluppo economico mondiale sono sostanzialmente bilanciati – affermano le previsioni – Questo presumendo che i negoziati sulla Brexit tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea non falliranno e porteranno a una “hard Brexit” (cioè fuori da Mercato interno e Unione doganale e senza una nuova intesa commerciale, che comunque richiederà anni per essere negoziata, ndr)”. Secondo l’Ifo “ciò avrebbe principalmente effetti economici negativi sulla Gran Bretagna, ma sarebbe anche dannoso per l’Ue. Se il commercio dovesse essere basato sulle regole del Wto in futuro, ciò ridurrebbe dell ‘1,4 per cento del prodotto interno lordo pro capite in Gran Bretagna a lungo termine e dello 0,25% nell’Ue.
In Germania invece le cose vanno alla grande. “La ripresa registrata nell’economia tedesca dal 2013 ha accelerato notevolmente”, scrive l’Istituto Ifo, che prevede “che il prodotto interno lordo reale aumenterà del 2,3 per cento quest’anno, seguito da una crescita del 2,6 nel 2018 e del 2,1 nel 2019”. Per l’Istituto dunque “l’economia tedesca è in grande forma. Ciò è dovuto principalmente alla produzione, che sta chiaramente beneficiando di un miglioramento delle prospettive economiche nell’Area dell’euro e nel resto del Mondo e volontà chiara di incrementare la sua attività di esportazione e di investimento”. Anche se il loro contributo diminuirà un po’, prevede l’Istituto, anche i consumi privati e la costruzione continueranno a crescere fortemente.
La fragile situazione nel settore bancario nei singoli Stati membri e gli aumenti, a lungo termine, dei tassi di interesse, costituiscono rischi al ribasso per le prospettive economiche, afferma lo studio. L’Italia è sempre messa sotto accusa di tedeschi, in particolare per le banche e il debito pubblico.“I problemi che stanno affliggendo l’Europa, e in particolare il settore bancario italiano, persistono, anche se su scala ridotta rispetto a sei mesi fa, dal momento che diverse banche italiane hanno con successo ricapitalizzato e/o liquidato. Anche la quota di crediti deteriorati è diminuita di circa 5 punti percentuali, ma rimane comunque molto elevato al 12 per cento e continua rappresentare una minaccia per la stabilità finanziaria”.
Secondo l’Ifo, “bruschi cambiamenti nelle aspettative la politica monetaria rappresentano una minaccia per i Paesi con alti livelli di debito pubblico. Qualsiasi aumento dei tassi di interesse e il relativo aumento dei tassi nel mercato dei capitali, creerebbe sfide per il governo italiano in termini di sostenibilità del debito pubblico. Ciò limita la portata dell’azione di politica monetaria e potrebbe riaccendersi la crisi di fiducia nell’area dell’euro”.