Bruxelles – L’Unione europea “usa i fondi per lo sviluppo per imporre ai Paesi poveri di occuparsi dei flussi migratori”, soldi che che “dovrebbero essere usati per sostenere nazioni meno ricche dei Paesi membri dell’Ue”, che invece “hanno più risorse per accogliere i migranti” e dovrebbe usarle per gestire il fenomeno. Carine Thibaue, direttrice di campagna di Cncd 11.11.11, una rete di Ong e associazioni che ha organizzato oggi a Bruxelles, alla vigilia del Consiglio europeo, una manifestazione per dire no alle politiche migratorie portate avanti dall’Unione europea, in questa intervista a Eunews lancia un duro attacco contro le istituzioni comunitarie e gli Stati membri.
Eunews – Perché questa manifestazione, cosa non vi piace della strategia che l’Europa sta mettendo in atto per gestire il fenomeno migratorio?
Carine Thibaue – Siamo davanti ad una ‘ingiustizia migratoria’, che riguarda il mondo intero. È un’ingiustizia che è visibile su due fronti. Innanzitutto i Paesi del Sud, sono i primi che accolgono migranti e rifugiati. Stiamo parlando di nazioni povere, che non hanno spesso neanche risorse necessarie ed adeguate all’accoglienza dei rifugiati. Questa mancanza di capacità e organizzazione da parte loro diventa terreno fertile per le organizzazioni criminali, con il conseguente proliferare della tratta di esseri umani o di altre attività peggiori. L’Unione europea è ricca, detiene il 29% della ricchezza mondiale, si lamenta di aver tanti migranti, ma non è vero. La maggioranza sono in Turchia e in Pakistan.
E il secondo fronte?
In secondo luogo dobbiamo ricordare che due terzi dell’umanità non ha il passaporto né un certificato di nascita, né la possibilità finanziaria di viaggiare. Giustizia migratoria, nome che abbiamo dato a una campagna di Cncd 11.11.11, vorrebbe dire dare la possibilità a chiunque di spostarsi da un Paese all’altro nel rispetto della dignità e dei diritti umani. Bisognerebbe dare a tutti una carta da viaggio, che consenta di viaggiare in maniera sicura, senza rischiare la vita finendo in mano ai trafficanti o spostandosi in condizioni rischiose.
L’Unione europea cerca di frenare proprio questi movimenti però, in quanto afferma di non poter accogliere tutti
Per noi l’ Unione europea ha diversi problemi. Un problema è proprio legato a questo imperativo di fermare i flussi, e così la sua politica è negoziare con Paesi fuori dall’Ue affinché essi si incarichino della gestione dei migranti, togliendo quello che considera un peso a Bruxelles, senza pensare assolutamente a tutte le sofferenze a cui quegli esseri umani vanno incontro. In più, nonostante numerosi osservatori internazionali abbiano rilevato che l’accordo tra Ue e Turchia lede i diritti dei migranti, costretti a subire stupri, torture, lo stesso modello è stato usato per il patto che l’Italia, e l’Ue, hanno stretto con la Libia. E per di più, lo stesso accordo sta per essere riproposto a Mali, Nigeria, Senegal, Sudan e Etiopia. E questo accade nonostante si tratti di Paesi che non solo non hanno le condizioni per occuparsi del reinsediamento dei richiedenti asilo, dell’inserimento lavorativo dei migranti, ma che il più delle volte presentano problematiche come politiche instabili e nessuna sicurezza sull’incolumità dei loro stessi cittadini nella vita quotidiana.
I governi dei Paesi del Sud però accettano questi accordi con l’Ue
Sappiamo già che quei governi accettano perché l’Unione europea usa un metodo molto semplice: uno sbagliato concetto di cooperazione internazionale. Si usano fondi per lo Sviluppo per imporre ai Paesi del Sud di occuparsi dei migranti e cercar di non farli arrivare nei territori dell’Unione. Questo per noi non è assolutamente accettabile. I ‘Paesi guarda frontiera’ a volte, non hanno neanche un modo per poter garantire che quei fondi siano usati per gli aiuti umanitari. In Libia l’Autorità riconosciuta a livello internazionale non ha il pieno controllo sui territori, e non si sa neanche chi si sta addestrando nella guardia costiera. I finanziamenti dell’Unione verso questi Paesi dovrebbero essere destinati allo sviluppo stesso di tali nazioni. Invece in questo modo gli unici a trarre beneficio sono le organizzazioni criminali.
Secondo voi quindi, l’Unione europea dovrebbe farsi carico dell’accoglienza di tutti i migranti in arrivo dall’Africa?
Il ventunesimo secolo sarà segnato dalle migrazioni. Sarà ricordato così, nel futuro e nei libri di storia. Il motivo è più semplice di quanto si pensi: a parte le guerre, c’è il cambiamento climatico. L’aumento delle catastrofi naturali negli ultimi anni ha influito sul numero di persone che, a livello globale, sono state costrette ad emigrare: 24,2 milioni solo nel 2016. I territori più colpiti sono il Sud e il Sud-est asiatico, ma i piccoli Stati insulari subiscono le conseguenze di tali eventi in modo molto sproporzionato. Nelle isole la quantità della popolazione presente anche se ha una densità abitativa più bassa, la superficie disponibile è limitata e gli spostamenti all’interno di una stessa nazione possono far nascere conflitti etnici tra le diverse comunità. Il cambiamento climatico farà in modo che territori che adesso sono floridi, fertili e prosperi, presto non lo saranno più. Questo scatenerà ondate migratorie a catena. Dobbiamo smetterla di chiudere gli occhi, prendere atto della realtà e integrare i migranti. Il mondo cambierà e dobbiamo prepararci al meglio fin da ora.