Roma – L’industria alimentare europea muove guerra al governo italiano per l’etichettatura della pasta. L’organizzazione FoodDrinkEurope, che rappresenta le aziende del settore, ha presentato oggi un esposto alla Commissione europea contro la normativa introdotta nel nostro Paese per rendere obbligatoria l’indicazione del luogo di origine delle materie prime e di produzione dei prodotti a base di grano, riso e pomodoro. A riferirlo è la stessa organizzazione, cui aderisce l’italiana Federalimentare. All’inizio della filiera alimentare protesta invece Coldiretti, che sostiene che questa scelta dell’industria sia “contraria all’interesse del 96 per cento dei consumatori”.
L’esecutivo avrebbe deciso l’introduzione delle nuove regole senza darne preventiva comunicazione a Bruxelles, denunciano gli industriali del cibo, secondo i quali la segnalazione alla Commissione europea è “il solo modo per assicurare che le regole del mercato unico siano rispettate”.
L’associazione, chiedendo e aspettandosi dalla Commissione europea “azioni concrete ed effettive” contro la normativa italiana, non vede alcuna contraddizione nel dichiarare che i propri soci “rimangono pienamente impegnati nella trasparenza, incluse le informazioni sull’origine” dei prodotti. Informazioni che però devono essere “basate sulla domanda del mercato e sulla fattibilità”, precisa FoodDrinkEurope, che esprime “preoccupazione per la ri-nazionalizzazione di alcune regole e politiche del settore” alimentare.
“Il reclamo dell’organizzazione dell’industria alimentare europea va contro l’interesse del 96% dei consumatori che chiedono venga scritta sull’etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine degli alimenti”. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare il reclamo ufficiale presentato da FoodDrinkEurope.
Secondo l’associazione di coltivatori “non si può impedire ai consumatori di conoscere la verità privandoli di informazioni importanti come quella di sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosato proibito in preraccolta sul grano italiano o se il riso viene dai campi della Birmania sequestrati alla minoranza Rohingya contro la quale è in atto una pulizia etnica o ancora se il concentrato di pomodoro proviene dalla Cina, ai vertici mondiali per l’insicurezza alimentare”.
“Di fronte all’atteggiamento incerto e contraddittorio dell’Unione Europea che obbliga ad indicare l’origine in etichetta per la carne fresca, ma non per quella trasformata in salumi, per la frutta fresca, ma non per i succhi, per le uova, ma non per gli ovoprodotti, per il miele, ma non per il riso, per il pesce, ma non per il grano nella pasta, l’Italia che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità ha il dovere – conclude la Coldiretti – di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie per garantire trasparenza dell’informazione e scelte di acquisto libere e consapevoli per i consumatori”.