Roma – È stata approvata all’unanimità, in commissione Finanze al Senato, la risoluzione sul pacchetto bancario con cui l’Ue si appresta a riformare la direttiva sulle crisi degli istituti di credito. A darne notizia il presidente della commissione Mauro Maria Marino, il quale ha indicato come “punti fondamentali” del testo approvato “il mantenimento del trattamento di favore dei titoli di Stato nel calcolo del rischio di credito, e l’applicazione del bail-in solo per gli strumenti finanziari emessi dopo il primo gennaio 2016”, data di entrata in vigore della normativa comunitaria che impone il salvataggio delle banche ricorrendo alle risorse di azionisti, obbligazionisti subordinati e correntisti sopra i 100mila euro.
I senatori, nella risoluzione, sostengono l’azione del governo “affinché in sede europea sia definito un minimo di coefficiente di leva finanziaria per le banche” (pari al 3% del capitale di classe 1), riferisce Marino. Inoltre viene chiesto il “rafforzamento della disciplina di favore per i crediti verso le piccole e medie imprese e i progetti infrastrutturali”. Il presidente ha tenuto a sottolineare come, in questa occasione, il contributo alla fase ascendente dell’iter legislativo europeo abbia visto la commissione partecipare “con unanime consenso alla ridefinizione delle regole bancarie”, con l’obbiettivo di “restituire fiducia nel sistema finanziario” e “ristabilire condizioni di equilibrio e sostenibilità”.
Nel testo si chiede “l’armonizzazione della gerarchia dei creditori, con l’introduzione di una nuova categoria di obbligazioni (senior non preferred debt) che potrebbe facilitare l’emissione di nuovi strumenti di debito chiaramente caratterizzati dalla capacità di assorbire le perdite in una crisi”. In altre parole, si propone di istituire nuovi prodotti che indichino chiaramente il rischio cui va incontro chi li acquista.
I senatori indicano poi che “i crediti garantiti dalla cessione dello stipendio e della pensione presentano livelli di rischiosità inferiori a quello delle altre forme di credito al consumo”, per tanto, concludono. “meriterebbero uno specifico trattamento prudenziale di favore”.
“Per ridurre e graduare gli impatti derivanti dal ricalcolo degli accantonamenti sui crediti erogati e iscritti in bilancio prima dell’entrata in vigore del nuovo principio contabile” sulla classificazione, valutazione e illustrazione degli strumenti finanziari, scrivono i parlamentari nella risoluzione, è “importante che sia definito quanto prima” il regime da attuare. Per gestire i crediti deteriorati, infine, andrebbe creato “un organismo pubblico” che funzioni “almeno a livello nazionale, sulla base di un framework europeo”, e sia “in grado di agevolare gli enti creditizi nella ristrutturazione dei bilanci”.