Bruxelles – L’Unione europea non va distrutta, ma cambiata in meglio. “Crediamo che l’Europa abbia un futuro davanti a sé, e vogliamo contribuire a scriverlo”. E la ricetta del Movimento 5 Stelle per farlo è quella di iniettare più democrazia diretta. Per garantire un futuro roseo agli europei “dobbiamo dare più poteri ai cittadini, e in ogni caso alle istituzioni che più la rappresentano, a cominciare dal Parlamento europeo”, dice Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei deputati e candidato premier del Movimento 5 Stelle. Intervenendo alla cena di gala di How Can We Govern Europe?, l’evento sull’Europa organizzato da Eunews a Roma, Di Maio parla già da presidente del Consiglio. Annuncia la voglia di mediare e creare consenso, ma di non concedere sconti. “Tra qualche mese il Movimento 5 Stelle potrebbe ricevere l’incarico di governo”. A quel punto l’imperativo sarà “riforma della governance” europea. Un obiettivo che “si può raggiungere solo con il dialogo, e questo sarà il nostro atteggiamento”. Ma, sottolinea Di Maio, “difenderemo gli interessi di questo Paese, fermo restando che siamo la seconda forza manifatturiera e Paese fondatore” dell’Unione europea.
Di Maio ha già pronta l’agenda politica europea. Tre le priorità su cui lavorare in tutte le capitali: “Lotta senza quartiere alla povertà, sostegno alle famiglie e lavoro e formazione”. Il vicepresidente della Camera cita studi che mettono in evidenza come oggi giovani coppie guadagnano in due l’equivalente di un solo stipendio, “rendendo impossibile farsi carico di un figlio”. Va garantito un sostegno reale, incluso “il redditto di cittadinanza europea”. Un passo obbligato, per Di Maio. “Dobbiamo garantire un futuro al futuro dell’Europa”, ai giovani di oggi. Loro, ma non sono loro, saranno colpiti dall’avvento della tecnologia. Il mercato del lavoro sarà profondamente cambiato, e “allora dobbiamo investire su questo”. I giovani vanno formati così da essere inseriti laddove servirà. “Se i problemi li affrontiamo insieme come Europa vinceremo tutti”, di questo Di Maio è sicuro. Però occorre che cambi l’architettura istituzionale.
Il Movimento 5 Stelle vuole modifiche nel sistema decisionale dell’Unione, “al fine di renderlo funzionale”. Questo significa “maggiore coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali”, che nella pratica deve tradursi in “più poteri per il Parlamento, con ridimensionamento del ruolo del Consiglio”. A questo deve corrispondere una contemporanea “fine del modello intergovernativo”, a cui contrapporre “la promozione dello strumento del referendum consultivo”. E poi vanno eliminate le zone d’ombra. Vuol dire “trasparenza del processo decisionale in tutte le istituzioni, in primis il Consiglio”, cioè gli Stati membri, e “trasparenza per i portatori di interessi”, vale a dire le lobby. “È quello che vogliamo” per l’Europa del futuro, sottolinea Di Maio, pronto ad accettare la sfida.
Di seguito il testo del discorso di Di Maio:
Per parlare del futuro dell’Europa vorrei partire da quella che secondo gli studi sarà l’Europa del futuro. Proiettando le attuali tendenze demografiche nel futuro avremo nei decenni a venire un’Europa più vecchia. Secondo uno studio nel 2081 ci saranno solo 7 milioni di cittadini europei in più, senza tenere in conto le immigrazioni. Secondo lo stesso studio, in Italia si passerebbe da 60 milioni e rotti di abitanti a circa 53 milioni. Il rapporto annuale della Divisione Popolazione delle Nazioni Unite, diffuso in giugno, sostiene che nel 2050 il grande “perdente” sarà l’Europa, con tassi negativi superiori al 15% in paesi dell’Est quali la Bulgaria, la Croazia, la Polonia o la Romania. Germania e Spagna perderanno circa 10 milioni di abitanti. L’Italia, da qui al 2050, perderà circa 4,5 milioni di abitanti (passando dagli attuali 59,5 milioni a 54 milioni), per scendere sotto la soglia dei 48 milioni di abitanti nel 2100. Sostanzialmente in linea con il dato che vi citavo prima.
Non possiamo permetterci di non provare a invertire questa tendenza. E questo è un problema che riguarda, come abbiamo visto, noi italiani molto da vicino. Basti dire che Genova è la città più anziana d’Europa e che nella top ten delle più anziane troviamo anche Firenze e Bologna. Cosa causa questo fenomeno e come possiamo agire? A mio avviso una generale sfiducia e un problema che attanaglia sempre più giovani: la povertà. Nell’ambito di una ricerca della Caritas Europa, condotto in 17 Paesi, è stato coniato un nuovo termine: “Sinkies” (Single income, no kids), ossia le giovani coppie formate da “working-poor”, che pur lavorando in due a malapena portano a casa l’equivalente di un singolo stipendio e perciò non possono permettersi di mantenere dei figli. La stessa ricerca dice che tre giovani su 10 in Europa vivono in condizioni di povertà o a rischio povertà. Tutti questi dati sono allarmanti e questo è il punto da cui partire: ossia bisogna garantire un futuro al futuro dell’Europa, che sono proprio i giovani e le giovani coppie che oggi sono in difficoltà. Sappiamo anche tutti benissimo cosa vogliono dire questi numeri in termini di costi di sostentamento della previdenza sociale.
Al di là dei trattati, su cui tutti concordiamo che debbano essere rivisti e su cui ogni popolo europeo ha il diritto a dire la sua, lo sforzo comune deve essere indirizzato su tre fronti:
– lotta senza quartiere alla povertà, prendendo anche in considerazione l’idea di un reddito di cittadinanza europeo.
– politiche di sostegno alle famiglie: chi fa figli sa che sarà aiutato. La Francia è il paese più prolifico d’Europa: 2,1 figli per donna. Applichiamo questo modello a livello europeo.
– il lavoro e la formazione devono essere proiettati nel futuro. Il lavoro nel giro di pochi anni cambierà. Molti lavori si trasformeranno in professioni creative: investiamo nella formazione dei giovani al lavoro del futuro e reinseriamo gli over 50 formandoli per questo nuovo tipo di lavoro.
Questi sono i problemi più urgenti di tutti i popoli europei, ogni nazione può affrontarli per conto suo e qualcuno andrà meglio e qualcuno andrà peggio. Ma se li affrontiamo insieme come Europa, sono sicuro che ne usciremo vincitori tutti e saremo pronti ad affrontare le sfide del futuro.
Per ottenere gli obiettivi prefissati è necessario attuare delle modifiche anche nel sistema decisionale dell’Unione al fine di renderlo funzionale. Proponiamo una revisione della governance che vada nella direzione di un maggiore coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali:
– più poteri alle istituzioni maggiormente rappresentative dei cittadini, primo il Parlamento europeo con un conseguente ridimensionamento del ruolo del Consiglio,
– imporre la procedura legislativa ordinaria come unico metodo decisionale per le decisioni riguardanti le politiche più impattanti sui cittadini, evitando di ricorrere al metodo intergovernativo,
– maggiore capacità decisionale dell’UE nelle politiche sociali (fiscalità, occupazione, livelli retributivi minimi),
– maggior coordinamento decisionale con la dimensione locale,
– più strumenti di democrazia diretta e partecipativa e promozione dello strumento referendario anche consultivo e senza quorum, anche con voto elettronico,
– trasparenza del processo decisionale in tutte le istituzioni, in primis il Consiglio e per i portatori di interessi in ciascuna delle istituzioni.
Mettendo in primo piano gli interessi di 500 milioni di cittadini e dando a loro stessi la possibilità di decidere e incidere sulle decisioni possiamo garantire all’Europa un futuro prospero, in grado di competere al massimo livello. E’ quello che vogliamo ed è la direzione nella quale opereremo.
Sappiamo che questa riforma della governance europea può essere raggiunta solo con il dialogo e questo sarà anche il nostro atteggiamento: dialogheremo con tutti i Paesi dell’Unione europea per creare una governance più efficace e democratica. Ma allo stesso tempo tuteleremo gli interessi del nostro Paese, avendo sempre bene a mente che siamo tra i paesi fondatori dell’unione europea, la seconda forza manifatturiera d’Europa e uno dei principali contribuenti netti.
Io e il movimento politico che rappresento in questa sede crediamo che l’Europa abbia un futuro davanti a sé. Crediamo fortemente che lo abbia anche perchè noi, sia come movimento politico sia più in generale come italiani, vogliamo contribuire a scriverlo. Siamo convinti anche che per garantire un futuro prospero all’Europa si debba necessariamente ascoltare e dare più poteri direttamente ai cittadini e in ogni caso alle istituzioni che li rappresentano.