Bruxelles – L’Unione europea ha la sua ‘black list’ dei paradisi fiscali mondiali. I ministri delle Finanze riuniti nell’Ecofin hanno approvato la ‘lista nera’ che contiene 17 giurisdizioni considerate non-cooperative in materia di informazioni fiscali. Nei loro confronti, nei prossimi mesi, potrebbero essere adottate “misure difensive” allo scopo di “massimizzare gli sforzi per prevenire la frode e l’evasione fiscale”. Tra questi Paesi figurano Tunisia, Corea del Sud ed Emirati arabi, oltre a Samoa americane, Bahrain, Barbados, Grenada, Guam, Macao, Isole Marshall, Mongolia, Namibia, Palau, Panama, Santa Lucia, Samoa e Trinidad e Tobago. I criteri fissati per la scelta di questi Paesi riguardano il rispetto della trasparenza fiscale, dell’equa tassazione e delle disposizioni anti-elusione dell’Ocse.
L’Ue ha anche stilato una lista più ampia di Paesi ritenuti “grigi”, ovvero che non rispettano gli standard europei ma che nelle ultime settimane hanno assunto impegni di trasparenza fiscale e di collaborazione con Bruxelles, allo scopo di evitare gli effetti negativi sulla propria reputazione e, in prospettiva, anche eventuali sanzioni. Tra loro figurano Hong Kong, Turchia, Qatar, Taiwan, Liechtestein, San Marino e anche la Svizzera. L’attuazione degli impegni presi da questi Stati sarà verificata dall’Ue, che ne controllerà il rispetto entro fine 2018 per la maggior parte delle giurisdizioni, anche se i Paesi in via di sviluppo avranno un anno in più per regolarizzare la propria posizione. Per il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, la lista “rappresenta un progresso sostanziale”, ma “resta una risposta insufficiente all’ampiezza dell’evasione globale” e per questo il francese ha chiesto ai ministri “di evitare ingenuità sugli impegni: i Paesi che si sono impegnati a cambiare le leggi devono farlo il prima possibile”, per questo bisogna pensare a “sanzioni dissuasive” nei confronti di chi non adotterà sistemi più trasparenti.