Bruxelles – “Il popolo del Sahara Occidentale subisce atrocità quotidiane da più di 40 anni” e per questo “ho lottato pacificamente e subito torture, sevizie, incarcerazione”, quindi “chiedo al Parlamento europeo di fare pressioni sul governo marocchino, per far rispettare i diritti umani nel territorio e per concederci l’autodeterminazione e la libertà”. È questo l’appello di Hassanna Aalia, rifugiato politico in Spagna dal 2011, in visita a Bruxelles per portare la voce del popolo sarahawi nel cuore delle istituzioni europee. Aalia è stato invitato dai Verdi a parlare al Parlamento europeo. Attualmente sta viaggiando in lungo e largo per l’Europa per informare quante più istituzioni possibili su quanto accade nel suo territorio. In questo tour Eunews l’ha intervistato a Brruxelles.
Eunews – Il Sahara Occidentale attualmente è sotto il controllo del governo marocchino…
Aalia – Il re del Marocco non ha mai accettato il nostro diritto all’autodeterminazione riconosciuto dall’Onu all’inizio degli anni ’60. L’esercito marocchino ha invaso la mia terra del 1975, dando inizio ad un’occupazione illegale che dura tutt’oggi fatta di atrocità quotidiane sul mio popolo. Le nostre risorse, le nostre pescosissime coste, e le nostre miniere di fosfato sono saccheggiate quotidianamente dal governo marocchino con l’appoggio di grandi multinazionali. I soprusi che il mio popolo subisce sono all’ordine del giorno. Le nostre donne sono molestate, malmenate, stuprate. La nostra lingua e la nostra cultura sono continuamente sotto attacco dalla propaganda marocchina, come se essere saharawi fosse una vergogna. Noi vogliamo l’autodeterminazione, essere sicuri durante la nostra giornata, vivere liberamente. Il governo marocchino ci perseguita quotidianamente ad ogni livello. Ci sono molti video che circolano in rete su come maltrattano le nostre donne nelle strade di Ad Dakhla, Bir Gandus, Guelta Zemmur, Bu Craa, Buu Semara o Laa Youne.
Perché lei è in Spagna dal 2011?
Sono stato torturato, imprigionato e seviziato da quando nel 2005 ho iniziato a lottare in maniera pacifica insieme ad altre migliaia di cittadini per l’autodeterminazione del Sahara Occidentale. Nella mia terra non possono entrare né turisti né osservatori internazionali, né eurodeputati. Il Marocco ruba normalmente il nostro pesce, e il nostro fosfato, risorsa più che redditizia di cui la regione è ricca. E questa ruberia accade con l’appoggio di grandi aziende multinazionali che saccheggiano le nostre città. Durante questi anni, ci sono stati tantissimi sequestri, più di 500. Sono diventato rifugiato politico in Spagna dal 2011 e da allora, viaggio continuamente per dare voce al mio popolo, cercando di rompere il muro di silenzio innalzato dal sovrano di Casablanca intorno alla mia regione, territorio di cui nessuno sa nulla.
Qual è il senso della vostra visita al Parlamento europeo?
Io e il mio avvocato siamo stati accolti dalla europarlamentare della Sinistra unita europea Paloma López Bermejo. Abbiamo chiesto al Parlamento europeo che faccia pressioni sul governo del Marocco su due fronti: smetterla di maltrattare la nostra popolazione, e far uscire fuori dalle carceri marocchine tutti i nostri prigionieri politici. Chiediamo che protegga i diritti umani che sono quotidianamente violati nei nostri territori, e abbiamo chiesto più impegno per fare uscire fuori dai confini del Sahara Occidentale le informazioni che il Marocco vuole tenere nascoste. Vogliamo che vengano mandati osservatori internazionali, che possano dare un giudizio oggettivo e che una missione europea possa visitare le zone e toccare con mano tutte le atrocità che vengono commesse lì ogni giorno.
Che cosa spera che faccia l’Europa per voi?
Io spero che faccia qualcosa, ma come tutti sappiamo, gli interessi economici sono al di sopra di ogni cosa, al di sopra dei governi, al di sopra delle istituzioni, al di sopra dei diritti umani, e al di sopra dei diritti del popolo saharawi. E questo è inaccettabile, non può essere, perché siamo nel ventunesimo secolo e continuiamo a soffrire solo per chiedere il nostro diritto inalienabile di autodeterminazione.