Bruxelles – Condividere informazioni, condividere informazioni, condividere informazioni. La Commissione europea si è stancata di ripetere agli Stati membri di cooperare nella lotta alle frodi dell’Iva e decide di prendere in mano la situazione con nuove proposte che intendono creare una cabina di regia europea e superare le resistenze dei governi dei Ventotto. Si tratta di proposte che dovranno avere il via libera dei Paesi Ue per poter ridisegnare il sistema anti-frode europeo, ma l’esecutivo comunitario tenta di inchiodare le amministrazioni nazionali alle loro responsabilità.
Ci sono troppe scappatoie in Europa. Colpa di un mercato unico frammentato per le tante competenze lasciate agli Stati, tra cui quella fiscale. Ma i mancati versamenti dell’Iva costano almeno 50 miliardi di euro l’anno alle casse erariali dei Paesi membri, secondo stime prudenziali della Commissione Ue. Non solo. Le entrate da riscossione dell’Iva rappresentano una delle risorse proprio dell’Ue, ‘proprie’ nel senso che non sono le capitali a dover mettere i soldi. Un danno doppio, dunque, e tollerato da tutti. Si tratta delle cosiddette ‘frodi carosello’, costituite da aziende fittizie che operano da intermediario che percepiscono l’Iva fatturata da altri e non la versano al fisco.
La Commissione europea propone quindi di creare un sistema telematico per la condivisione delle informazioni all’interno di “Eurofisc”, l’attuale rete Ue di esperti antifrode. Si tratta di una struttura già esistente (2010), gestita dagli Stati membri. Lo scambio di informazioni è però “inefficiente”, critica Bruxelles, perché “basato sulla raccolta manuale” delle informazioni. Si raccoglie lentamente, e si condivide ancor più lentamente. Tempo di cambiare sistema e regime. A Eurofisc verranno dati nuovi poteri per “coordinare le indagini transfrontaliere”. Indagini che però dovranno essere condotte non solo a livello di Stati membri (Eurofisc, come detto, è un organismo gestito dagli Stati e non dall’Ue), ma in collaborazione e coordinamento con Europol, l’agenzia dell’Ue per la lotta al crimine, e Olaf, l’Ufficio anti-frode dell’Ue. “Combattere le frodi dell’Iva richiede uno scambio di informazioni più efficace di quanto avviene attualmente, e le proposte di oggi lo permetteranno”, assicura il commissario per l’Unione doganale, Pierre Moscovici, deciso a creare un sistema di incrocio dei dati veramente affidabile, meno nazionale e più europeo, che possa restringere le maglie all’evasione dell’Iva.
Altre due sono le novità di rilievo della Commissione. Da una parte si vuole attingere alle informazioni Pubblico registro automobilistico d’Italia (Pra) e di tutti gli altri Stati membri, dall’altra parte si rende obbligatoria la comunicazione delle informazioni dei carichi provenienti da Paesi terzi. In caso di auto l’aliquota imponibile Iva varia a seconda del valore del prodotto. Per una macchina nuova è più alta, per una usata è più bassa. Si vendono spesso auto nuove come usate, per pagare meno Iva. Avare i dati di immatricolazione può risolvere il problema. Quanto ai bastimenti in arrivo nei porti Ue o merci giunte negli aeroporti comunitari da Paesi terzi, qui l’Iva si applica solo al momento dello scarico. Per la prima volta e informazioni sulle merci importate (numeri di partita Iva, valore delle merci importate, tipo di merci…) già presentate per via elettronica con dichiarazioni doganali saranno condivise dallo Stato membro di importazione con le autorità fiscali dello Stato membro di destinazione.
“La frode transfrontaliera dell’Iva è una delle principali cause della perdita di entrate per i bilanci degli Stati membri e dell’Ue”, lamenta Valdis Dombrovskis, commissario per l’Euro, secondo cui la proposta di oggi “contribuirà a rafforzare la cooperazione tra le istituzioni che operano a livello nazionale e a livello dell’Ue al fine di affrontare efficacemente questo problema e migliorare la riscossione delle imposte”. Sempre che gli Stati siano d’accordo.