Roma – Nell’incontro di ieri a Parigi tra il segretario del Pd Matteo Renzi e il presidente francese Emmanuel Macron si è parlato di programmi per la cultura e di riforma dell’Eurozona, temi su cui il leader dem batterà anche in campagna elettorale per le politiche del prossimo anno, ma lo sguardo era rivolto anche oltre: alla costruzione di liste transnazionali per le elezioni europee del 2019.
Il segretario del pd nega si sia discusso di “alchimie politiche” durante il ‘tête-à-tête’, e che il francese gli abbia chiesto di portare il Pd fuori dal Pse, magari per creare insieme un soggetto europeo comune. Tuttavia, in un’intervista al Corriere della sera, il sottosegretario per gli Affari europei Sandro Gozi – sostenitore di Renzi, amico di lunga data di Macron e preparatore presente all’incontro – ci tiene a sottolineare che l’appuntamento era stato fissato da tempo, in estate, perché “si è deciso con buon senso di farlo prima dell’inizio della campagna elettorale italiana”. Poi aggiunge che nell’orizzonte del dibattito su come cambiare l’Ue, che vede Renzi e Macron accomunati da “una sintonia molto ampia”, c’è anche la necessità di dare vita a “una democrazia compiuta”. E per farlo, sostiene, “occorrono dei veri dibattiti europei e una vera campagna europea con delle liste transnazionali”.
La partita su cosa fare dopo la Brexit dei 73 seggi del Regno unito al Parlamento, che il governo italiano vorrebbe destinare almeno in parte alla creazione di una circoscrizione elettorale europea, era dunque uno degli argomenti sul piatto. Non vuol dire però che l’interesse immediato della campagna per le politiche sia stato messo da parte. Renzi sfrutta l’occasione per attaccare i 5 stelle – “Macron ci ha detto grazie per le Olimpiadi”, che la sindaca di Roma Virginia Raggi ha rinunciato a contendere a Parigi – e per lanciare la battaglia per la “flessibilità atto secondo”, grazie alla quale, è la promessa del segretario Pd, “potremo ancora abbassare le tasse per 30-50 miliardi” di euro.
Anche Gozi coglie la palla per rivendicare che il presidente francese “guarda a Renzi, e al Partito democratico, come unica forza possibile pro europea, credibile, in Italia”, argine al “lepenismo” di Matteo Salvini e al “populismo incompetente e senza congiuntivo di Luigi Di Maio”. Il colpo al cerchio dell’imminente campagna elettorale italiana non manca, quindi, ma c’è anche quello alla botte del futuro dell’Ue.