Bruxelles – Le molestie sulle donne passano anche da internet, grazie soprattutto ai social network. Lo denuncia Amnesty International nel presentare una ricerca, svolta dalla Ipsos Mory, che ha coinvolto 4 mila donne provenienti da Danimarca, Italia, Nuova Zelanda, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svezia e Stati Uniti d’America. Un quarto (23 per cento) delle donne che hanno preso parte al sondaggio ha subito molestie o minacce almeno una volta: dal 16 per cento in Italia al 33 per cento negli Usa. Particolarmente allarmante il dato del 41 per cento delle donne che in almeno un’occasione ha avuto paura per la sua incolumità fisica. E dopo le minacce come forma di difesa spesso si sceglie di abbandonare i social, privandosi così di questo strumento di comunicazione. “Le compagnie che gestiscono i social non fanno abbastanza”, ha detto Azmina Dhrodia, ricercatrice di Amnesty International su Tecnologia e diritti umani.
Delle 4 mila donne coinvolte nel progetto 911 hanno subito minacce online e 688 tramite Facebook e Twitter. Il 76% del campione che ha subito violenza telematica, ha modificato totalmente l’uso dei social media, e questo, secondo la Ong, è un limite alla libertà d’espressione. “I social media aiutano a rafforzare la libertà d’espressione e aumentano l’accesso all’informazione”, ha sottolineato Dhrodia, “ma da quando la discriminazione e la violenza contro le donne sbarcano sul mondo digitale, molte si tirano indietro dalle conversazioni o si auto-censurano temendo conseguenze per la propria privacy o incolumità”. Il sondaggio rivela che il 32 per cento delle molestate ha detto di aver cessato di pubblicare opinioni su determinati argomenti.
I dati rivelano ancora di più: se Il 63% ha detto di aver avuto problemi a dormire bene dopo le minacce su internet, il 61% ha raccontato di aver perso fiducia e stima in sé stesse. E ancora: più della metà ( il 55%) ha riferito di aver avuto attacchi di panico, ansia e stress, e si è sentita meno capace di focalizzarsi sugli impegni quotidiani (56%). Se il 41% ha temuto per la sua sicurezza, il 24% era preoccupato per l’incolumità della sua famiglia. I dati hanno fatto infuriare la Ong internazionale.
“Le compagnie che gestiscono i social media devono iniziare a prendere seriamente in considerazione questo problema” ha commentato Dhrodia. “Siamo di fronte a qualcosa che non finisce quando cessi di essere online”. A preoccupare Dhrodia e la sua associazione, il fatto che si possano “ricevere minacce di morte appena apri una app”, o che si possa “vivere nel terrore che foto erotiche o intime circolino in rete senza il tuo consenso con una velocità incredibile”. E ha aggiunto “un tweet molesto può generare nel giro di pochi minuti un’ondata d’odio”.
Guarda l’nfografica sulla violenza sulle donne nel mondo a cura di Stampaprint Srl