I cittadini europei si chiedono sempre più: che cosa fa per me l’Unione europea? È una domanda legittima, e richiede una risposta chiara e coerente. Ma non è solo questione di trovare le parole giuste. I cittadini europei mettono sempre più in dubbio la capacità delle Istituzioni e dell’Unione europea di agire nei loro interessi.
La nostra ambizione è chiara: un’Europa di cui essere fieri è un’Europa in cui tutti vivono dignitosamente.
Il Pilastro europeo dei diritti sociali, costituito da venti principi che includono le tematiche sociali nell’agenda politica, è un passo nella direzione giusta e noi ne sosteniamo la proclamazione quanto prima, e al più tardi al prossimo vertice sociale di Göteborg.
Ma questi principi non devono rimanere fini a sé stessi. Noi vogliamo rafforzare efficacemente il modello sociale, ridurre le ineguaglianze, garantire standard sociali elevati e contrattazioni collettive forti. Ora è indispensabile andare avanti. Non farlo sarebbe un errore fatale che eroderebbe ulteriormente la fiducia; e una volta perduta, la fiducia è assai difficile da riconquistare.
È per questo che esortiamo la Commissione e gli Stati membri a prepararsi già da ora a concretizzare il pilastro subito dopo la sua proclamazione. Rivendichiamo un piano d’azione sociale che definisca misure chiare e strumenti per ciascuno dei venti principi del pilastro. Un piano d’azione sociale che fornisca i mezzi per mantenere le promesse fatte.
Un’Unione europea che mantiene le sue promesse è un’Unione dove vengono pagati salari dignitosi. Occorre mettere fine al dumping e alla stagnazione attuale dei salari. Lo chiedono diverse istituzioni, tra cui la Banca centrale europea. L’Europa ha urgente bisogno di aumenti salariali. Per questo chiediamo un piano d’azione sociale che promuova la contrattazione collettiva ai livelli settoriali nazionali in tutti i paesi, che rafforzi i regimi minimi salariali laddove esistono, con minimi al di sopra della soglia della povertà, portandoli ad almeno il 60% del salario mediano nazionale. Per questo chiediamo un piano d’azione sociale che promuova obiettivi di riduzione del divario salariale di genere e le discriminazioni salariali ingiustificate, assicurandosi che la Commissione stabilisca tali obiettivi nel quadro del semestre europeo.
Un’Europa sulla quale i cittadini possono fare affidamento è un’Europa che garantisce un lavoro di qualità per tutti. Questo significa condizioni di lavoro dignitose per tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di contratto che hanno. Chiediamo pertanto un piano d’azione sociale che includa una direttiva quadro sulle condizioni di lavoro dignitose per tutte le forme di ingaggio e che sfrutti al meglio la riforma della direttiva sui contratti (la cosiddetta Written Statement Directive) per combattere la precarietà. Un piano d’azione sociale che affronti i cambiamenti del mondo del lavoro accordando ai lavoratori il diritto di accedere alla protezione sociale, al trasferimento di diritti e benefici, e che promuova il diritto alla disconnessione. Per questo il rafforzamento, il ripristino e l’ampliamento della contrattazione collettiva e la sua copertura a tutti i livelli, incluso il lavoro non standard, devono essere inclusi nel piano d’azione sociale. Ed è per questo che un’Autorità europea del lavoro deve garantire la fine del dumping sociale e far sì che le norme per un’equa mobilità del lavoro e per un trattamento realmente paritario in materia di distacco siano rispettate in tutta l’UE.
Un’Europa che protegge è un’Europa che assicura una giusta transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, che gestisce il cambiamento e l’impatto sull’occupazione e sulle condizioni di lavoro derivanti da digitalizzazione, automazione, globalizzazione e scambi commerciali internazionali. Un’Europa che non lascia indietro nessuno.
Un’Europa che mantiene la sua parola è un’Europa che mette tutti in grado di accedere a posti di lavoro di qualità, che permette ai suoi cittadini di condurre un’esistenza promettente e appagante. Per questo un piano sociale che passi dalle parole ai fatti deve includere una garanzia delle competenze sostenuta da fondi adeguati, che permetta ai cittadini europei di adeguarsi alla rapida evoluzione del mercato del lavoro. Un piano d’azione sociale deve fare della garanzia per i giovani un’iniziativa permanente, estenderla fino a 29 anni di età, e stanziare i 5 miliardi di euro all’anno necessari a garantirne il successo.
Siamo assolutamente convinti che un’Unione europea su cui i cittadini possono fare affidamento è un’Unione che combatte qualsiasi forma di sfruttamento e di esclusione sociale, mettendo fine alla povertà, senza lasciare indietro nessuno. Per questo un piano d’azione sociale deve garantire ai bambini in Europa la gratuità della sanità, dell’istruzione, dei servizi per l’infanzia, alloggi dignitosi e un’alimentazione adeguata nel quadro di una garanzia per i bambini. Per questo chiediamo un piano d’azione sociale che realizzi una base di protezione sociale per tutti gli europei, fornendo un’efficace rete di sicurezza sociale da dispiegare nei momenti più critici.
Per un’Europa davvero sociale la Commissione e il Consiglio devono mettere i cittadini al primo posto quando prendono decisioni economiche nel quadro del coordinamento economico del semestre europeo, riconoscendo che l’investimento sociale è un fattore produttivo e che i regimi di protezione sociale rendono più resiliente l’economia. Governance economica progressiva significa che le politiche economiche, occupazionali e sociali dell’UE sono coordinate seguendo gli obiettivi della strategia Europa 2020 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
È indispensabile che le Istituzioni e i leader europei dimostrino di saper agire e non solo di rilasciare dichiarazioni, riguadagnando così la fiducia necessaria per avviare un dialogo reale con i cittadini europei sull’approfondimento dell’Unione europea.
L’Unione europea di cui abbiamo bisogno è un’Unione in cui i cittadini possono avere fiducia, un’Unione su cui possono fare affidamento, un’Unione di cui possono essere fieri.
Il nostro messaggio è chiaro, il vertice sociale di Göteborg deve adottare i venti principi del pilastro. Una volta fatto questo, sarà necessario dare il segnale della svolta sociale dell’Europa con qualcosa di più concreto dei principi, sarà il momento di agire con un piano d’azione sociale.
Nicolas Schmit – Presidente della rete ministeriale PES EPSCO;Presidente della rete ministeriale PES EPSCO; Ministro lussemburghese del Lavoro, occupazione, economia sociale e della solidarietà
Sergei Stanishev – Presidente del Partito del Socialismo Europeo (PES/PSE)
Luca Visentini – Segretario generale della Confederazione Europea dei Sindacati (CES)
Maria João Rodrigues – Vicepresidente del gruppo S&D del Parlamento europeo
Pervenche Berès – Presidente del Network Europa Sociale del PES/PSE