Bruxelles – In Italia sono state applicate sanzioni pecuniarie “illegittime” nel settore degli appalti per il trasporto ferroviario in quanto “contrarie al diritto dell’Unione”. Ne è convinto l’avvocato generale Manuel Campos Sánchez-Bordona, che chiede alla Corte di giustizia dell’Ue di intervenire. Se l’organismo di Lussemburgo dovesse seguire i suggerimenti interpretativi dell’avvocato generale, sarebbe una bocciatura della legislazione nazionale, nel frattempo superata dalle modifiche normative introdotte.
La normativa comunitaria sugli appalti pubblici prevede le modalità con cui l’impresa offerente può sanare gli errori o le incompletezze delle informazioni o dei documenti da lei stessa forniti all’amministrazione appaltante in vista della partecipazione alla selezione. Tra queste modalità non è previsto alcun onere finanziario. L’Italia invece fino a maggio 2017 prevedeva “sanatorie” mediante pagamento di sanzione. Mati spa ha presentato ricorso alla richieste di pagamenti di moratorie da parte della società Centostazioni spa, che fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane.
Di per sé, sottolinea l’avvocato, imporre sanzioni pecuniarie non è vietato, ma l’imposizione è condizionata. Occorre che siano soddisfatte in particolare tre condizioni: garanzia dei principi di trasparenza e parità di trattamento, la sanatoria non deve essere un modo per presentare surrettiziamente una nuova offerta; la sanzione deve essere proporzionale alle finalità che lo giustificano. Per l’avvocato generale “le sanzioni pecuniarie preventivamente e rigidamente quantificate, come quelle previste dalla legislazione italiana prima della riforma del 2017, sfuggano al principio di proporzionalità e quindi siano contrarie al diritto dell’Unione”. Dovrà pronunciarsi la Corte, chiamata a stabilre cosa fare, eventualmente, delle multe giù versate.