Bruxelles – La collaborazione tra Ue e Libia continua, perché “sta dando frutti”, perché “salva vite”, e perché è gestita a livello “internazionale”. Il commissario europeo per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, difende l’agenda Ue per l’immigrazione e respinge al mittente le critiche di quanti vedono nell’azione di contrasto al fenomeno migratorio un disegno. Dice di “aver preso nota” delle dichiarazioni dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Zeid Raad al-Hussein, che ieri ha bollato il patto di addestramento della guardia costiera libica come “oltraggio alla coscienza dell’umanità”, definendo “disumana” la politica comunitaria di intercettare e respingere i migranti nel Mediterraneo. Parole che sorprendono a Bruxelles, e Avramopoulos lo dice in modo chiaro. “Ho preso nota delle parole dell’alto commissario, e spero che adesso prenda nota di quanto fatto dal suo collega Filippo Grandi”, l’Alto commissario per i rifugiati dell’Onu (Unhcr). E’ proprio con le Nazioni Unite che l’Ue è presente in Libia, ricorda il commissario europeo.
“Stiamo lavorando su tutti i fronti per gestire la situazione sul terreno in Libia, ed è grazie al nostro impegno internazionale che stiamo ottenendo i nostri risultati”, premette Avramopoulos, per poi precisare che l’Ue nel paese nordafricano è attivo con l’Onu (Unhcr) e l’Organizzazione internazionale per l’immigrazione (Oim), “e i paesi confinanti con la Libia, al fine di evitare che i migranti restino bloccati in Libia”. Insomma, le critiche proveniente dall’Onu sorprendono, a Bruxelles se ne prende atto e si va avanti. Lo conferma anche Cathrine Ray, portavoce dell’Alto rappresentante dell’Ue, Federica Mogherini. “Andremo avanti con l’addestramento della guardia costiera libica, perché si tratta di salvare vite umane”.
In Commissione non si nega la complessità della situazione. Avrampoulos ammette che in Libia la situazione “rimane drammatica”, e di conseguenza c’è tanto da fare. “Il governo riconosciuto sfortunatamente non ha ancora il controllo dell’interno Paese, ci sono i confini meridionali fuori controllo e i trafficanti di esseri umani operano indisturbati”. Per questo tipo di situazione “la responsabilità non è europea ma globale, e quindi la risposta deve essere internazionale”.
Intanto il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, annuncia la missione in Libia di una delegazione di deputati europei, dal 16 al 22 dicembre, per verificare proprio la situazione nel Paese, con particolare riguardo agli sforzi delle autorità libiche per avviare un processo di stabilizzazione. “L’Unione europea deve contrastare con forza l’immigrazione illegale, ma al contempo garantire il rispetto dei nostri valori”, spiega Tajani, convinto che “le immagini che vengono dalla Libia, con ripetute gravissime violazioni di diritti umani, sono inaccettabili”.
Chi non ha i requisiti idonei alla permanenza deve lasciare l’Ue. È questa l’opinione del presidente della Commissione europea Jean Claude Junker in merito ai migranti irregolari. “Le persone che non hanno il diritto di rimanere in Europa devono essere rimpatriate nei loro paesi d’origine” ha affermato il presidente. “Se soltanto il 36% dei migranti irregolari è rispedito indietro, è chiaro che abbiamo bisogno di misure più efficaci per intensificare significativamente il nostro lavoro” e ha aggiunto “questo è l’unico modo in cui l’Europa sarà in grado di mostrare solidarietà ai rifugiati che hanno davvero bisogno di protezione “. La dichiarazione arriva in occasione della conferenza stampa di oggi del commissario Avramopoulos.
Secondo la relazione sull’immigrazione della Commissione, nel 2016 circa un milione di persone provenienti dai paesi del terzo mondo sono entrate nell’Unione europea. Sebbene circa la metà dei migranti non è stata ritenuta idonea a restare in Europa dalle autorità, soltanto 226 mila sono tornati nel loro paese d’origine. Alla luce di ciò, intensificare i rimpatri è diventato l’obiettivo principale della Commissione. Da marzo 2017 l’Ue ha dato avvio ad un piano d’azione per i rimpatri, che comprende procedure più efficaci per migliorare la cooperazione con i paesi di origine riguardo il rientro e la riammissione, in linea con i requisiti dei diritti fondamentali. La Commissione ha fornito sostegno pratico e finanziario agli Stati membri per lo sviluppo del programma “Ritorno volontario assistito” e per i programmi di reinserimento. Secondo Bruxelles potenziare la cooperazione con i principali paesi di origine richiede misure coordinate per i visti. Mentre ora c’è un chiaro accordo per la cooperazione con il Bangladesh e con La Nigeria, L’Ue non ha ancora trovato una soluzione condivisa da entrambe le parti con la Costa d’Avorio, il Senegal e il Mali.
Per quanto riguarda l’insediamento dei migranti regolari, gli Stati membri hanno accettato di reinsediare oltre 22.000 persone bisognose di protezione tra il 2015 e il 2017. Secondo la relazione Ue, con quasi 18.400 persone registrate negli Stati membri provenienti principalmente dalla Turchia, Giordania e Libano, sono stati reinsediati finora l’81% dei migranti.
“Le persone che hanno un reale bisogno di protezione non dovrebbero rischiare la vita in condizioni pericolose. I viaggi irregolari verso l’Europa o mettersi nelle mani dei contrabbandieri. insediamento dovrebbe diventare il modo preferito per i rifugiati di ricevere protezione.” ha commentato Avramopoulous. “Con oltre 25.000 persone reinsediato dal 2015, l’Ue ha collettivamente mantenuto la sua promessa di fornire percorsi sicuri per i rifugiati più vulnerabili”.
La Commissione ha stanziato 500 milioni di euro per sostenere gli Stati membri, incoraggiandoli a creare strategie di supporto e sostegno ai rifugiati, al fine di consentire l’organizzazione di gruppi privati o di organizzazioni della società civile, per finanziare il reinsediamento e l’integrazione delle persone bisognose in linea con la legislazione nazionale. In questo modo, nel 2016 è stato possibile per Gran Bretagna, Svezia Belgio, Estonia, Olanda Islanda, e Irlanda rimpatriare il 100% dei migranti irregolari. Ottimo risultato per la Francia, che ha mandato indietro il 96% dei non aventi diritto allo status di rifugiato. L’Italia ha rimandato indietro il 76% dei migranti irregolari. Finora, oltre 15.000 migranti, tra cui oltre 10.000 dalla Libia, e anche da Mali, Niger e Mauritania hanno beneficiato di il programma di rimpatrio volontario assistito gestito dall’Iom e sostenuto dall’Ue.
Un altro obiettivo raggiunto dalla Commissione europea, secondo la relazione, è una maggiore messa in sicurezza e un miglior controllo sulla rotta del mediterraneo. “Siamo riusciti a ottenere un maggiore controllo sulla rotta del Mediterraneo centrale con un calo degli arrivi in agosto dell’81% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso” ha commentato il presidente della Commissione Junker. “Così facendo, abbiamo drasticamente ridotto la perdita di vite umane nel Mediterraneo “. Nella relazione, si legge che oltre 170.000 migranti sono stati salvati nel Mediterraneo centrale dal 2015 grazie agli sforzi dell’Agenzia della guardia costiera e di frontiera europea con il lancio dell’operazione ‘Sophia’ nel 2015 per lottare contro trafficanti di esseri umani. L’Operazione Sophia finora ha contribuito a catturare di più di 119 criminali. Attraverso il Fondo fiduciario dell’Ue per l’Africa, l’Unione Europea, riporta la relazione, ha salvato oltre 1.100 migranti in cammino nel deserto del Sahara in Niger collaborando con le autorità locali e con l’ ‘Organizzazione internazionale per la migrazione (Iom).
Per impedire la tratta dei migranti in Libia, si legge nel rapporto che l’Unione europea sta adottando diverse misure. L’operazione italiana ‘Cavalluccio marino’ invece ha reso possibile iniziare ad addestrare la guardia costiera libica per assicurarsi che possa effettuare le operazioni di salvataggio nelle acque territoriali libiche, dove perdono la vita più migranti. In più, le istituzioni comunitarie stanno fornendo formazione e consulenza alle forze di sicurezza in Niger e Mali per gestire i migranti. L’Unione europea e il Niger hanno istituito un gruppo di investigazioni congiunto che ha permesso l’arresto, dopo sei mesi di lavoro, di 101 trafficanti e il sequestro di 66 veicoli usati per la tratta. In Mali invece, l Alto rappresentante Ue per gli affari esteri Federica Mogherini ha annunciato 50 milioni di euro per sostenere, formare e addetsrare la Forza congiunta G5 Sahel per affrontare nel territorio la criminalità organizzata e il traffico di armi, droga ed esseri umani.
La Commissione ha proposto un nuovo programma di reinsediamento con almeno 50.000 posti aggiuntivi per i richiedenti asilo, per essere ammessi dagli Stati membri dell’Ue entro ottobre 2019. Secondo l’istituzione comunitaria, gli Stati memebri dovrebbero porre particolare attenzione per il reinsediamento dall’Africa settentrionale e dal Corno d’Africa, in particolare per la Libia, l’Egitto, il Niger, il Sudan, il Ciad e l’Etiopia. Il nuovo piano sarà sostenuto anche da l’Unhcr, per istituire un meccanismo di evacuazione di emergenza dalla Libia.
“Dal 2015 abbiamo compiuto reali progressi grazie al nostro lavoro congiunto per gestire meglio la migrazione in modo globale”, dice in una nota il primo vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, secondo il quale “tuttavia, non siamo ancora arrivati e questo problema rimarrà con noi per qualche tempo. Quindi dobbiamo continuare i nostri sforzi globali e congiunti con ancora più energia e determinazione per consolidare i nostri risultati e consegnare il pieno europeo Agenda sulla migrazione. La migrazione rimane la principale preoccupazione dei nostri cittadini e dovrebbe anche rimanere la nostra massima priorità.”
L’Alta rappresentante per la Politica estera Federica Mogherini ha dichiarato: “Negli ultimi due anni, la nostra energia ha stato dedicato ad affrontare, in modo umano ed efficace, uno dei fenomeni più impegnativi di i nostri tempi. Abbiamo sostenuto l’IOM e l’UNHCR nell’aiutare le persone in difficoltà e assistenza ritorno volontario. Abbiamo messo in atto il piano di investimenti esterni che mobiliterà 40 miliardi di euro in investimenti privati. Abbiamo lavorato con i nostri amici africani per affrontare le cause alla radice di migrazione. La cooperazione e il partenariato sono sempre stati e resteranno il nostro approccio”.