Bruxelles – Ci risiamo. Si ricomincia, semmai si era davvero smesso, con il braccio di ferro tra Italia e Europa sui conti. Citando espressamente le prossime elezioni, il commissario (del Ppe) per la Crescita e gli investimenti, Jyrki Katainen, critica il governo per non aver corretto le finanze pubbliche così come richiesto dalla regole europee e, soprattutto, dal Consiglio Ue nella raccomandazioni approvate a luglio 2016. “Chiunque può vedere dai numeri qual è la situazione italiana, e la situazione non sta migliorando”, dice il finlandese in conferenza stampa a Strasburgo. Parole che stridono con le stime di crescita, positive, contenute nelle ultime previsioni della Commissione Ue, e con gli elogi tessuti dal collega Pierre Moscovici, responsabile per gli Affari economici che meno di una settimana fa riconosce in Italia una ripresa “vera”. Ma il problema è che sono vere entrambe le realtà descritte. Da una parte c’è la ripartenza economica dell’Italia, dall’altra ci sono obiettivi di correzione strutturali non soddisfatti. “Ci sono deviazioni rispetto all’obiettivo di medio termine” stabilito per l’Italia, chiarisce Katainen.
Quanto sottolineato dal commissario per la Crescita non è una novità, di per sé. A fine ottobre la Commissione aveva scritto al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, proprio per ricordare che l’Italia dovrebbe fare aggiustamento strutturali pari allo 0,6% di Pil, quando la legge di bilancio italiana ne prevede per 0,3%, ricalcolato allo 0,2% dalla Commissione per via delle metodologie di calcolo dei servizi dell’esecutivo comunitario. E’ proprio questo differenziale di 0,3% di correzioni strutturali (circa 5,2 miliardi di euro) che non va giù a una parte del collegio dei commissari, che oggi ha dedicato un momento della riunione alla discussione delle previsioni economiche d’autunno della settimana scorsa. C’è qualcosa che non va giù, come sempre, agli esponenti del Ppe, da sempre rigidi sul rispetto delle regole.
L’Italia fa sforzi, sì, ma allo stesso tempo non sta ai patti: è questo, in sostanza, il malumore in seno alla Commissione europea. E’ questo, in sintesi, quando detto da Katainen. “Il nostro orientamento di base è essere onesti, dobbiamo far sapere ai cittadini qual è la situazione, a maggior ragione nei Paesi con le elezioni alle porte”. Per un esecutivo comunitario troppo spesso accusato di non essere politico nonostante le dichiarazioni e di non pronunciarsi su questioni delicate, l’uscita di Katainen potrebbe risultare non proprio delle più felici. Rischia di alimentare quanti in Italia, dove si voterà nei prossimi mesi, non hanno particolarmente a cuore l’Ue. E a quel punto il problema non sarà più solo questione di ‘zero virgola’.
Immediata la replica italiana, affidata al sottosegretario per le Politiche europee, Sandro Gozi. “Noi diciamo sempre la verità agli italiani, non so cosa volesse dire Katainen”. Quando al merito dei rimproveri e gli scostamenti dagli obiettivi di correzione dei conti, “ritengo che la nostra posizione, come ha spiegato il ministro Padoan, sia conforme agli obiettivi comuni e agli impegni perseguiti dall’Italia”. Per questo motivo Gozi si dice “fiducioso che il progetto di legge di bilancio vada nella giusta direzione”.