Roma – Pensare che l’Europa, o anche solo l’Italia, possano fare a meno dei migranti “è semplicemente assurdo”, e la politica ora ha “la responsabilità “di proporre una visione, i politici non possono restare osservatori muti”. Nelle parole di Giovanni Ferri, prorettore dell’università Lumsa è il filo conduttore del convegno promosso nei locali dell’Ateneo romano su “Europa-immigrazione-Africa” che si è svolto questa mattina.
L’obiettivo dell’incontro, ha ricordato ferri, era anche quello di fare in modo che “di immigrazione si smetta di parlare per slogan e si passi ai contenuti, anche perché seminare paure è una cosa pericolosa, si crea una percezione del fenomeno che è molto diversa dalla realtà”. Secondo Ferri, e questo è stato uno dei temi dell’evento, “serve un progetto per le società europee e africane che, in primo luogo, tuteli la dignità umana”.
Uno dei problemi della politica però, come ha sottolineato il Ceo di Eunews (co-promotrice dell’evento, il cui tema sarà nuovamente discusso ad “How Can we Govern Europe?” appuntamento annuale della testata il 6 e 7 dicembre prossimi a Roma) Giacomo Robustelli è che “la politica sa di dover fare qualcosa per la crescita dell’Africa, ma purtroppo spesso cede a bisogni elettorali di breve respiro che la portano a scegliere soluzioni improvvisate, a scelte tampone, invece di politiche di lungo respiro”. Poi, per quanto riguarda la percezione sociale del fenomeno, Robustelli ha evidenziato come “il fenomeno delle fake news rischia di evidenziare degli aspetti dell’immigrazione che più spaventano i cittadini. Per questo Eunews si è impegnata, anche con collaborazioni accademiche di prestigio come questa, per lavorare ad un’informazione leale e verificata”.
Il convegno è stato poi introdotto da un discorso di Giampaolo Rossi, professore alla Lumsa e Roma Tre, che è anche l’anima di Ridiam, “Riflessioni di diritto amministrativo”, altro organizzatore dell’evento. Rossi è partito dal tema della dimensione territoriale adatta ad affrontare i singoli bisogni, “e l’Europa – ha detto – è la dimensione minima con la quale possiamo essere presenti nel Mondo”. Però ora l’Unione “è chiusa in se stessa, e non sa affrontare i problemi che vengono dall’esterno”. Una muro da rompere dunque, per puntare ad un progetto ambizioso che si sintetizza in tre punti. Il primo è che “solo con un grande, enorme investimento in Africa possiamo fare qualcosa di buono per loro e salvare il nostro equilibrio”, perché “la spinta all’emigrazione è fortissima, ma se tutti coloro che vogliono arrivare fossero accolti salterebbe quel sistema di welfare cui gli stessi migranti puntano, fortemente indirizzati proprio da come noi stessi comunichiamo il nostro stile di vita”.
Secondo passaggio è che “un obiettivo esterno comune ai Ventisette assumerebbe un carattere unificante molto forte – sostiene Rossi – e contribuirebbe consolidare nell’Ue quella dimensione umanitaria che le fu posta alla base già dai padri fondatori”. Terzo elemento di questo percorso, è che “intraprenderlo in questi termini servirebbe anche a dare obiettivi e motivazioni forti ai nostri giovani”.
Giovani che si sentono già molto coinvolti nel problema, come ha sottolineato Tiziana Di Maio, coordinatrice del terzo organizzatore dell’incontro, l’Ogie, “Osservatorio Germania, Italia, Europa”, che la Lumsa gestisce insieme alla Fondazione Konrad Adenauer. “I nostri studenti – ha spiegato Di Maio – lavorano da circa un anno su questi temi, ed hanno elaborato una serie di proposte che puntano ad inserire meccanismi più efficienti nei Trattati europei per rafforzare la solidarietà, che vanno da una riforma dell’accordo di Dublino sull’asilo a un più forte impegno nel sostegno allo sviluppo, a politiche che tutelino maggiormente la dignità degli immigrati”.