Bruxelles – Da “vittima bisogna diventare protagonista” della lotta al razzismo. È questo l’invito di Cecile Kyenge, eurodeputata del Pd ed ex ministro per l’Integrazione nel governo Letta. La politica italiana di origini congolesi ha partecipato a “Race, racism, xenophobia in the global context ” il convegno tenuto oggi al Parlamento europeo, patrocinato dalla New York University. Per Kyenge “è innanzitutto importante che di diversità si parli, senza nascondersi”, ma anche “condannare ciò che non funziona”. La lotta al razzismo passa innanzitutto a suo avviso dall’educazione e dall’integrazione, e in questo senso la legge sullo Ius soi potrebbe essere un’arma importantissima.
In che direzione deve muoversi oggi l’attivismo antirazzista?
Prima di tutto è importante che di diversità si parli, senza nascondersi, con coraggio. Non bisogna pensare che la questione non esista. Poi bisogna cercare di vivere insieme, tenendo conto che in questa società le differenze ci sono e bisogna trovare un dialogo, un modo per interagire con le diversità. Con la cultura e l’educazione, si può raggiungere questo risultato. È essenziale una riforma delle leggi. Le normative devono avere il coraggio di sanzionare e condannare ciò che non va, e bisogna anche trovare il coraggio di applicarle, perché in alcuni casi, le leggi ci sono ma restano inapplicate e continua a regnare l’impunità.
Lei ha partecipato allo sciopero della fame a staffetta per lo Ius soli, crede che questa legge potrebbe aiutare l’Italia a far fronte anche al problema del razzismo?
Per quanto riguarda lo Ius soli, sono ottimista. Pochi mesi fa la situazione era molto complicata. Pensavamo di essere arrivati alla fine, che non ci fosse più niente da fare. Invece, siamo riusciti, mobilitando la società civile, a far ritornare lo Ius soli all’ordine del giorno. E da qui alla fine della legislatura, io sono sicura che sarà approvato. Credo che la nostra campagna pro Ius Soli, segni un passo importante nell’attivismo, nella coscienza popolare e contro il razzismo. Ho partecipato al digiuno a staffetta con onore. Quando lo Ius Soli sarà approvato, capiremo che le lotte ci fanno ottenere un risultato quando valgono sul serio.
Lei è copresidente dell’Ardi, l’Intergruppo sulla lotta al razzismo e diversità, che ha l’obiettivo di inserire il tema dell’uguaglianza razziale in tutti i livelli dell’attività legislativa e di indirizzo politico dell’Unione europea. Che cosa l’ha spinta a diventare una delle maggiori promotrici di qiuesta associazione?
Prima di tutto è stata una necessità. Io non ho mai voluto vivere da vittima tutti gli attacchi razzisti che ho subito da quando ero al governo. Ho iniziato a vedere la lotta contro il razzismo in un altro modo: da protagonista e non da vittima. La vittima è in realtà chi cade nella trappola dell’odio e della violenza. La vittima, che la gente vuole far credere sia vittima, in realtà è la persona che può impegnarsi nell’attivismo per cambiare le cose e proteggere i più deboli, come sto facendo io. Ardi mette insieme società civile e istituzioni per dare degli strumenti legislativi alla lotta contro il razzismo, e la sua esistenza è esemplare per capire che la lotta contro il razzismo, per essere efficace, va vissuta da protagonista.
Il razzismo è collegato anche all’avanzata dei gruppi di estrema destra in Europa, perché stanno crescendo?
Perché non abbiamo il coraggio di affrontare quelle che sono le radici del populismo e quello che nutre il populismo: discriminazione e razzismo. Se avessimo il coraggio di dare delle risposte a delle politiche sbagliate, di affrontare il razzismo chiamandolo per nome, credo che toglieremmo ai populisti il terreno fertile.