C’è un dato che serpeggia nelle statistiche e che tutti i giornali hanno riportato con scabroso allarme: gli italiani detengono il record dell’euroscetticismo con sei su dieci contro l’Ue. Ce ne sono altri, molto più esaurienti e significativi sulla percezione dell’Ue nell’opinione pubblica di cui invece nessuno parla e che forse nessun politico ha mai visto. Sono quelli raccolti dall’indagine Perceive, condotta dall’Università di Göteborg nell’ambito del programma Horizon 2020, e anche questo chissà chi lo sa, soprattutto in Italia cos’è. Perceive ha misurato la consapevolezza e l’attenzione degli europei sulla politica di coesione dell’Ue e ha scoperto che neanche la metà degli europei sa cos’è, nel Regno Unito come nei Paesi Bassi addirittura solo il 25%. Eppure milioni del bilancio comunitario vengono spesi per compensare gli squilibri fra le diverse regioni dell’Ue. Solo il 30% di tedeschi, inglesi e olandesi ha mai sentito parlare di un finanziamento europeo nella zona in cui vivono, contro l’80% di polacchi, ungheresi e slovacchi.
Gli italiani qui sono appena l’11%. Dati forse ovvi, perché i fondi strutturali europei vanno soprattutto ai nuovi paesi membri. E che vanno di pari passo con una generale mancanza di fiducia degli europei nella capacità dell’Ue di risolvere i problemi che affliggono i loro paesi, come disoccupazione, povertà, bassi stipendi e corruzione. Uno scetticismo che pure non affossa la fiducia degli europei nell’importanza della politica di coesione, con l’80% degli intervistati favorevoli. Per la maggioranza degli europei l’appartenenza e l’identità sono ancora legati alla nazione, poi alla regione e solo da ultimo all’Europa, con qualche paese che mette la regione addirittura al primo posto, come l’Italia. Ma quando si chiede agli europei qual è la cosa che più identifica l’essere europei fra storia comune, cristianità, euro, bandiera comune e il diritto di lavorare e vivere in qualsiasi altro paese europeo, è quest’ultimo ad avere la preferenza della maggioranza degli intervistati. Questa rapida carrellata di dati disegna un quadro della società europea che il dato dell’euroscetticismo non mostra. Ne individua molte cause, evidenzia paure e speranze ma soprattutto rivela alla fine un grande buon senso.
Gli europei capiscono l’Ue molto di più di quanto sembri e ne hanno una visione tutto sommato equilibrata. Sanno vedere quel che veramente conta e individuano con chiarezza l’Europa che vorrebbero. La diffusione di queste informazioni e un dibattito serio sulle questioni che l’indagine di Perceive solleva sarebbe forse un più efficace colpo alla demagogia dilagante che tutti i proclami solenni delle autorità e le grandi messe istituzionali cui regolarmente assistiamo. Se quei sei italiani su dieci che sono contro l’Europa fossero accompagnati a conoscere e a capire tutto quello che l’Europa fa per loro ogni giorno, se si accorgessero che l’UE è per ogni cittadino come l’acqua per i pesci, forse il populismo che tanto ci affligge evaporerebbe da solo. Di questa disinformazione, di questa totale mancanza di attenzione alle cose vere e concrete che fa l’Europa, la stampa e l’informazione sono fortemente colpevoli. Chissà quanti della maggioranza dei siciliani che non hanno votato alle elezioni regionali sanno quanto spende l’Ue per loro? Chissà cosa avrebbero votato se l’avessero saputo?