Roma – Non si placa lo scontro istituzionale tra il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e la Banca centrale europea. Dopo gli “sforzi comuni” chiesti dal numero uno dell’istituto di Francoforte, Mario Draghi, per risolvere il problema dei crediti deteriorati (Npl) che pesano sui bilanci delle banche, Tajani è tornato sulla propria presa di posizione contraria alle proposte avanzate dalla Vigilanza unica della Bce. “Qualcuno, sbagliando, ha interpretato la mia scelta di rivolgermi alla Bce sui crediti deteriorati come una scelta tecnica. Invece è stata una decisione politica”, rivendica il presidente degli eurodeputati.
“Non è mio compito entrare nei contenuti” del documento sugli Npl, precisa, “ma dovevo difendere il ruolo e le competenze del Parlamento Ue”, quindi “ho fatto il mio dovere intervenendo”. “Deve essere il luogo della rappresentanza, il Parlamento europeo, assieme al Consiglio, a scrivere le leggi”, ha tuonato Tajani. “Non possono farlo funzionari, tecnocrati che non sono eletti e non rispondono a nessuno”. Nel suo intervento al dibattito sulla Brexit organizzato da Il Messaggero a Roma, l’esponente del Ppe, si dice convinto che “la politica deve tornare ad avere un ruolo centrale” per “tirare l’Europa fuori dal guado” e combattere la “disaffezione dei cittadini”.
È la politica che deve prendere “scelte coraggiose”, indica ancora Tajani che, tra i vari esempi, cita la web tax, i programmi per l’industria aerospaziale, il sostegno alle piccole e medie imprese, e la riforma delle norme antidumping. Nel suo discorso si sentono gli echi del precedente incarico da commissario all’Industria, quando dice che “dobbiamo far sentire a chi produce la possibilità di andare avanti, di realizzare progetti, avere una pressione fiscale diversa”.
Su quest’ultimo tema, il politico romano ritiene sia necessario accelerare verso l’armonizzazione a livello europeo. Per questo si dice “favorevole al ministro delle Finanze europeo, ma condivido l’idea di Paolo Gentiloni: non si tratta di mettere una persona su una poltrona, ma di capire come cambiare e armonizzare la politica fiscale”, e come far sì “che non ci siano più dei paradisi fiscali in Europa”.