dall’inviato
Helsinki – La neve, il freddo, la sauna, una lingua incomprensibile ai più. E un Paese dove non arrivano (ancora) voli low-cost. Ecco l’identikit di Helsinki che tracciano molti europei, forse non tutti, ma tutti o quasi ignari di cosa si nasconde al di sotto di una superficie priva di attrattive, ma solo all’apparenza. Al di là dei luoghi comuni c’è una Helsinki di luoghi fuori dal comune che fanno della capitale finlandese una città all’avanguardia, fatta di eccellenze, innovazione, tecnologie, ricerca. Un vero e proprio tessuto punto di forza del sistema Paese e su cui il Paese conta di far leva per strappare a Milano e alle altre candidate l’Ema, l’Agenzia europea per il farmaco, costretta al trasloco da Londra causa Brexit. Un ambiente giovane, internazionale, e per alcuni aspetti anche nuovo, come le sedi che ospitano le start-up attive nel settore dell’assistenza sanitaria e sociale, fatta non solo di farmaci e industrie farmaceutiche.
La catena dell’innovazione
E’ un sistema articolato formato da otto attori, quello che offre Helsinki. Amministrazioni pubbliche (città e comuni), ospedali, distretti ospedalieri, privati, start-up (nuove imprese alla ricerca di soluzioni innovative), organizzazioni di ricerca, università e biobanche (strutture che raccolgono in modo sistematico materiale biologico utile per la ricerca clinica). E’, in altre parole, “il ciclo necessario per far progredire il settore” dell’assistenza sanitaria e sociale, e “in Finlandia c’è”, sintetizza Petri Letho, direttore comunicazione e politica di Msd Finlandia. Msd è una delle più grandi compagnie parafarmaceutiche al mondo, e una delle tante a operare in un settore che, parola di addetto ai lavori, “offre capacità, infrastrutture e ricerca”.
L’eccellenza del centro medico accademico
Il principale esempio di ‘ciclo virtuoso’ è forse quello del Centro medico accademico di Helsinki, frutto della cooperazione strutturata tra la facoltà di Medicina dell’università di Helsinki, l’Istituto di scienze della vita (HiLife) e l’ospedale universitario di Helsinki. Insieme queste strutture producono in media qualcosa come 3.000 articoli scientifici ogni anno, il 43% delle pubblicazioni totali nazionali. Formazione, ricerca e innovazione e servizi al cittadino sono un tutt’uno grazie a questo polo considerato tra i migliori 10 in Europa e tra i migliori 50 al mondo. Non è un caso che grandi aziende del calibro di Msd, Roche, Bayer, Nokia e Ibm siano partner del Centro medico. “Siamo attivi con le intelligenze artificiali, con un team di otto persone dedicate solo alla robotica”, rileva Anne Pitkaranta, direttrice della ricerca all’ospedale universitario di Helsinki. E poi c’è il tesoro vero e proprio, la materia prima necessaria per definire business plan e procedere verso la nuova frontiera della sanità personalizzata: informazioni. Solo l’ospedale ha un un database di 45 terabyte di dati.
Dati, dati, dati. L’etica della ricerca e la cultura della fiducia
E’ proprio qui, sulla raccolta e la fruizione dei dati, che si gioca la partita del futuro in Finlandia. Nel Paese ci sono 9 banche biologiche, tutte separate tra loro. A breve sarà operativo il Genome centre, il centro di raccolta dati genetici (Dna). Secondo la legislazione attuale le informazioni raccolte possono essere usate solo per la ricerca, ma le nuove disposizioni che entreranno in vigore dal primo gennaio 2018, di fatto unificheranno i database (biobanche, databaese genetico, registri di assistenza sanitaria e sociale, registri dei pazienti, account sanitari finlandesi) e ne permetterà l’accesso anche alle imprese allo scopo di combinare le informazioni, processarle e distribuirle. L’obiettivo è duplice: da una parte stimolare attività di ricerca e di business di alto livello, e dall’altro fornire nuovi trattamenti terapeutici e ridurre le malattie.
A gestire quello che prenderà il nome di ‘Digital Health Hub’ sarà Sitra, il fondo per l’innovazione finlandese dove siedono anche rappresentanti del ministero della Sanità. I dati saranno resi anonimi, così da preservare la privacy. Si dovrà fare richiesta di autorizzazione, vagliata da Sitra e dal comitato etico. Ci sarà un numero identificativo del richiedente, e il controllo dei dati. Un siffatto sistema permette di ricostruire l’intera vita delle persone, e la questione altrove susciterebbe polemiche di natura etica, ma non in Finlandia. “Il nostro è un Paese che si fonda sulla fiducia”, premette Arto Vuori, responsabile Sviluppo dell’Istituto nazionale di sanità e welfare. “Un uso improprio dei dati vuol dire perdita di credibilità e, la fiducia la si può perdere una sola volta, dopodiché si è out”. In un certo qual modo un esempio di comportamento per tutti all’insegna dell’onestà, di cui i finlandesi sono tra i capofila.
La politica del caffè
Se parlate con i finlandesi saranno loro stessi a riconoscere e spiegarvi che sono pochissimi i modi per attaccare bottone con un finlandese. Due di questi sono il caffè e le sigarette, e spesso chi beve il primo accende subito dopo le seconde. Ecco quindi il ‘social model’ promosso in Finlandia: realizzazione di un unico spazio dove sistemare aziende diverse con a disposizione living room comuni dove potersi preparare la bevanda tanto cara ai finlandesi. Qui gli innovatori delle diverse start-up si incontrano e si scambiano opinioni, idee, e magari iniziano avviano collaborazioni. Nè un esempio Terkko, il centro poli-valente nel cuore di Helsinki trasformato da biblioteca universitaria a due piani a biblioteca (primo piano) e centro di aggregazione per addetti ai lavori (pian terreno). Sale riunioni, sale di lavoro, open-space, e naturalmente l’angolo caffè. Tutto a disposizione di ricercatori e rappresentanti di start-up che qui possono ritrovarsi per discutere, fare ricerche e creare reti. Inoltre, a cadenza periodica, si tengono convention di settore per mettere in rete gli operatori del settore.
Altro esempio, uno degli ultimi in termini temporali, è quello di Maria 01, ex ospedale ristrutturato e convertito in hub digitale per la salute. In un Paese dove il 98% dei registri dei pazienti è in formato elettronico, Maria 01, inaugurato nel 2016, ospita start-up tecnologiche che lavorano allo sviluppo di questa realtà tutta finlandese. Il comune di Helsinki offre contratti d’affitto più bassi dei prezzi di mercato, e questo incentiva l’utilizzo delle strutture, provviste di cucina comune. Per fare cosa? Il caffè, naturalmente. “Not an hospital”, recita il cartello affisso all’ingresso della struttura, parte integrante di quel tessuto di cui l’Agenzia europea per il farmaco potrebbe beneficiare se dovesse trasferirsi nella capitale scandinava.
Formazione e istruzione da sempre internazionali
Ricercatori e operatori del settore sono tutti d’accordo: a Helnsinki c’è quello che serve per fare tanto e bene. Questo anche per via di un approccio “internazionale” del popolo finlandese. Complice forse una lingua non proprio diffusa nel mondo e al mondo non poi così accessibile, l’offerta di istruzione in inglese, francese e tedesco non manca. Un bene prezioso, per i figli dei dipendenti Ema che dovessero approdare in città. Le università di fatto lavorano in inglese, e un arrivo dell’agenzia sarebbe indolore. “Siamo abituati a lavorare in altre lingue, offriamo già tanti corsi in inglese, quindi per noi quella dell’offerta linguistica non è un problema”, ammette Jukka Kola, rettore dell’Università di Helsinki. Le università, come visto, sono importanti in questo sistema tutto nord-europeo. Ma quando si parla di offerta didattica non vi è solo l’università. Istruzione primaria e secondaria saranno potenziate. Il comune conta di raddoppiare il numero di istituti capaci di offrire corsi in inglese da qui a quattro anni.
Il governo ci crede, pronta la riforma della sanità
Il Paese ci crede, forte di un ambiente quanto mai naturale e fertile per il settore delle cure mediche. Lo dimostra la storia di Mikko Airavaara, ricercatore dell’istituto di Biotecnologie e responsabile innovazione di HiLife, tornato dagli Stati Uniti per proseguire la sua attività nella sua terra natale. Giura che la nostalgia di casa non c”entra in questa scelta, maturata, dice, “per fare ricerca”. Studia come curare le persone affette dal morbo di Parkinson, ed Helsinki è un buon posto per farlo. “E’ un posto sicuro, il sistema d’istruzione è molto buono, si fa ricerca con infrastrutture, team internazionali, strategie”. E poi ci sono risorse economiche, ci sono “buoni fondi”. Europei, ma prima ancora pubblici.
Il governo destina risorse per la ricerca e lo sviluppo del settore, permette a strutture come l’università di Aalto di essere il punto di partenza per la creazione del 50% delle start-up finlandesi. Se questo dato non bastasse a capire la portata del fenomeno di Aalto, allora va detto che il Massachussets Institute of Tecnology (Mit) – sì, proprio la prestigiosissima università statunitense – considera la Aalto University tra le prime cinque al mondo per ambiente innovativo più promettente. Ma a differenza del Mit, Aalto riceve contributi statali. Ora la Finlandia decide di cambiare rotta, con una riforma della sanità in senso accentrato. In altri termini si toglie ai comuni e si dà alle regioni. “Passeremo da 200 contee a 18 per quanto riguarda la gestione della sanità”, spiega Liisa-Maria Voipio-Pulkki, del ministero per l’Assistenza sanitaria e sociale. “La sopravvivenza del governo dipende da riforma, e per maggio-giugno sapremo che riforma avremo”. Se passa, la Finlandia potrà “competere a livello mondiale”, e se arriva l’Ema lo potrà fare anche l’Unione europea.
Milano e le altre sono avvisate. Helsinki fa sul serio, e mette sul piatto quanto è già in grado di offrire. E’ la risposta pratica, valida, a quanti contestano l’assenza di una sede per l’eventuale agenzia a dodici stelle, in costruzione. Il made in Finland vuole competere con il made in Italy. Gli italiani siano tranquilli: vada come vada sul caffè il primato tricolore resterà intaccato. Ma anche questo fa parte di usi e costumi locali. E si sa, Paese che vai pietanze che trovi.