Bruxelles – Il bando dei lobbisti Monsanto nel Parlamento europeo è giusto e deve essere rispettato. A chiederlo in una lettera aperta 24 organizzazioni non profit secondo cui la decisione presa dagli europarlamentari di non consentire l’accesso alla sede del Parlamento europeo ai lobbisti della multinazionale, che si era rifiutata di partecipare a una audizione sul pesticida glifosato di sua produzione, èlodevole ma non viene applicata in maniera completa. Nonostante i parlamentari abbiano votato alla fine di settembre di revocare gli accessi ai lobbisti ufficiali della multinazionale americana, le Ong dicono che i rapporti tra la casa produttrice del pesticida e l’Europarlamento non si sono mai interrotti.
Con la lettera della 24 associazioni ambientaliste e umanitarie si esortano gli europarlamentari a rifiutarsi di incontrare lobbisti che cercano di influenzare i processi decisionali per conto della Monsanto; a non ricevere i rappresentanti della compagnia statunitense come visitatori nel Parlamento europeo; a rifiutarsi di partecipare alle riunioni con rappresentanti dell’azienda americana al di fuori dei locali del Parlamento; a segnalare e a rendere pubblici i tentativi dei lobbisti di Monsanto (o di terzi che agiscono per conto della società) di incontrarsi con loro nonostante il divieto di accesso all’istituzione.
La Monsanto ha dichiarato pubblicamente che il suo gruppo di pressione presso l’Unione europea costerebbe meno di 400 mila euro all’anno. Secondo le 24 organizzazioni, in realtà, gli interessi commerciali della multinazionale sarebbero rappresentati anche da una serie di altri lobbisti che non rispondono in maniera diretta alla Monsanto. E il loro costo non sarebbe compreso nella cifra resa pubblica. Le informazioni contenute nel registro della trasparenza dell’Ue, dimostrerebbero secondo le associazioni che il produttore di pesticidi è anche cliente di almeno quattro agenzie di consulenza di gruppi di pressione, che hanno fatturato all’azienda statunitense almeno 1 milione di euro per i loro servizi. La strategia di influenza di Monsanto è ulteriormente integrata dal lavoro delle associazioni di categoria, tra cui la cosiddetta Task force del glifosato, che non è nemmeno inserita nel registro dei lobbisti, attaccano le Ong.
“Con questo divieto noi abbiamo solo tolto un dente” all’azienda, ha dichiarato Margarida Silva, dell’Osservatorio Corporate Europe per la trasparenza nell’attività di lobby. Per Silva “bisogna rendersi conto che la Monsanto ha altri lobbisti che agiscono a suo nome. I media stanno già raccontando che il ritiro dei due badge è una “specie di divieto” più che un divieto vero e proprio, perché agli europarlamentari è ancora consentito portare i lobbisti nella sede come visitatori o incontrarli al di fuori dell’istituzione”.
“La Monsanto è una società che difficilmente lascerà che i suoi lobbisti smettano di influenzare l’Unione europea”, ha commentato Nina Katzemich membra dell’organizzazione Lobby control, secondo cui “il fatto che il loro ufficio abbia perso la possibilità di entrare in Parlamento, ma che altri gruppi di pressione vi possano accedere e agire a suo nome, dimostra che ancora molto va fatto per la trasparenza sui lobbisti che entrano ed escono dal Parlamento europeo”.