Bruxelles – Christos Stylianides, il commissario Ue per gli Aiuti umanitari e la gestione delle crisi si è recato per due giorni in Bangladesh al fine di valutare con i suoi occhi la situazione dei rifugiati di Rohingya, scappati dalle persecuzioni in Myanmar, e constatare da vicino come vengono utilizzati gli aiuti europei. Solo una settimana fa, l’Unione europea e gli Stati membri hanno messo a disposizione oltre il 50% dei 344 milioni di dollari raccolti alla Conferenza internazionale sulla crisi dei rifugiati tenutasi a Ginevra.
“Qui in Bangladesh la portata dell’emergenza è dolorosamente chiara, questa è la crisi dei rifugiati in più rapida crescita nel mondo. L’Ue ha decisamente intensificato il proprio aiuto alle comunità Rohingya”, ha dichiarato Stylianides secondo cui “i rohingya non sono soli in questi tempi difficili. Noi apprezziamo e sosteniamo l’approccio generoso delle autorità del Bangladesh”. Oltre gli aiuti per il commissario “è fondamentale che ogni rifugiato sia registrato correttamente e che il Myanmar prenda tutte le misure necessarie per consentire loro un ritorno volontario e dignitoso in condizioni sicure “.
Stylianides ha visitato il campo di Kutupalong nella zona di Bazar di Cox, dove un progetto finanziato dall’Ue sta aiutando oltre 100.000 persone, soprattutto i soggetti più a rischio, come donne e bambini, ad avere accesso a servizi essenziali. Il commissario sta avendo incontri con funzionari del governo benglese e partner umanitari per discutere la risposta della comunità internazionale alla crisi e alle necessità del Bangladesh.
In poche settimane oltre 530.000 uomini, donne e bambini rohingya sono fuggiti terrorizzati dallo stato di Rakhine in Myanmar a causa della campagna di omicidi, stupri e incendi di massa portata avanti dalle forze di sicurezza birmane. Tutto è iniziato lo scorso 25 agosto, quando un gruppo armato della minoranza etnica ha attaccato circa 30 postazioni dell’esercito.
I rohingya sono un gruppo etnico musulmano, considerato il più perseguitato al mondo, che vive nel nordovest della Birmania, nel poverissimo stato di Rakhine, a maggioranza buddista. Nei loro confronti, il governo birmano ha adottato politiche discriminatorie, tra cui l’arresto arbitrario, la tortura, le esecuzioni sommarie e la confisca dei terreni. Circa 140mila rohingya vivono in dei veri e propri ghetti, che non possono lasciare senza il permesso del governo. Per ottenere la cittadinanza devono portare negli ufficii statali l’impossibile prova di aver vissuto in Birmania da almeno 60 anni. Mentre i rohingya si definiscono discendenti di mercanti arabi, il governo di Myanmar gli considera soltanto immigrati bengalesi illegali. Non sono riconosciuti loro i loro il diritto allo studio, al lavoro, ai viaggi e alla libertà di praticare la propria religione e di accedere ai servizi sanitari di base. I rohingya non sono inclusi nella lista dei 135 gruppi etnici ufficiali del paese e questo li rende apolidi a tutti gli effetti.
Secondo decine di testimoni oculari ascoltati da Amnesty international, i peggiori episodi di violenza chiamano in causa specifiche unità delle forze armate, come il Comando occidentale dell’esercito, la Trentatreesima divisione di fanteria leggera e la Polizia di frontiera.
“Nella loro campagna coordinata, le forze di sicurezza di Myanmar si stanno vendicando brutalmente nei confronti dell’intera popolazione rohingya dello stato di Rakhine, con l’evidente intento di cacciarla dal paese – ha dichiarato Tirana Hassan, direttrice di Amnesty International per la risposta alle crisi – Queste atrocità continuano ad alimentare la peggiore crisi regionale dei rifugiati da decenni a questa parte”.
Con un impegno di 30 milioni di euro dal bilancio dell’Ue il 23 ottobre, per il 2017 il sostegno totale della Commissione ai rohingya e alle loro comunità ospitate in Bangladesh e in Myanmar è di 51 milioni di euro. L’Unione europea ha finanziato programmi umanitari nel Bazar di Cox dal 1994 tramite Ong internazionali e Onu. Dal 2007 l’UE ha stanziato oltre 163 milioni di euro in Bangladesh; di cui circa 43 milioni di euro sono stati stanziati per la sanità, l’acqua, la nutrizione, la protezione e il sostegno psicologico ai rifugiati rohingya.