di Federico Sinopoli
Puigdemont ricorda quei suonatori notturni di citofoni che prima ci strappano dal sonno e poi scappano via, correndo, protetti dall’oscurità. Una bravata, quella del citofono, che – più o meno – abbiamo fatto tutti, da ragazzi e, talvolta, anche da adulti durante una serata goliardica tra vecchi amici; magari non abbiamo premuto noi il pulsante, l’abbiamo lasciato fare al più temerario, al più guitto del gruppo ma, poi, via di corsa tutti assieme, a nasconderci nel buio.
A che cosa serve una marachella di questo genere? Forse, a far sapere che esistiamo anche a chi non ci conosce, dando un senso a una serata altrimenti un po’ noiosa.
Puigdemont, allo stato dei fatti, ha fatto lo stesso: ha svegliato di soprassalto Rajoy e l’intero condominio spagnolo – chissà gli altri governi regionali che ne pensano… – ha messo in allarme tutta la strada (Europa) e poi è scappato via, timoroso delle conseguenze del suo stesso gesto: dietro di lui, guitto o temerario non fa poi tanta differenza, i suoi sodali, tutti via di corsa, scalpicciando sul selciato per girar l’angolo e tirare il fiato, mentre Rajoy si affaccia alla finestra e urla in una strada deserta “Delinquenti! Chiamo i Carabinieri!!”.
Già perché anche Rajoy, grazie alla pavida fuga, può permettersi ora di lanciare strali che, in realtà, sarebbero stati smisurati, in quanto i Carabinieri non verranno mai ad arrestare un suonatore di citofoni notturno.
La politica, specie nostrana, non è che ci avesse abituato a tanto di meglio: ai nostri citofoni suonavano spesso quei noiosi soggetti in cravatta e camicia (politici), che ci proponevano domande impossibili sugli angeli consegnandoci opuscoletti con mielosi disegni ed illeggibili farneticazioni. Eravamo ormai rassegnati a questo bassissimo livello di elaborazione, alle varie sette (partiti) che si scindevano all’infinito ricomponendosi, dopo, più tra ex nemici che tra ex amici e giustificandosi con noi dicendo “Dio ce lo ha detto”. Molti di noi, infatti, hanno anche iniziato a lasciare il citofono staccato…
Ma ancora non era capitato che un presidente di regione, che aspirerebbe, per sé, al ruolo di capo di stato, dopo aver iniziato una battaglia, almeno a suo dire, epocale le cui conseguenze non potevano non essergli ben chiare fin dall’inizio pena la futilità del tutto, se la desse a gambe levate.
Chissà se si ricorda di Santiago Carrillo che rimase dignitosamente seduto sul suo scranno di deputato mentre il golpista Tejero Molina sparava dai banchi della presidenza e tutti si gettavano a terra terrorizzati: era la Spagna del 1981, erano altri democratici, forse; erano anche altri golpisti, magari; di certo erano tutti, nel bene e nel male, conviti di ciò che facevano, delle proprie idee, del valore come della dignità dei propri atti. Aveva 19 anni, era abbastanza grandicello per capire.
È altrettanto convinto Puigdemont delle sue azioni, di ciò che avrebbe e ha scatenato? A meno che, come un suonatore di citofono notturno, non l’abbia fatto solo per far sapere che esiste e per dare un senso a un’azione politica altrimenti noiosa e stagnante.
Un nuovo modo per prendere voti.