Bruxelles – La situazione, come previsto, è precipitata. La Catalogna ha dichiarato l’indipendenza mentre il Senato, come previsto anche da prima, la commissariava. I leader indipendentisti verranno sostituiti e forse, incarcerati, e tutti sono andati in confusione. Persino Wikipedia che oggi subisce continui aggiornamenti alla voce “Cataluña” .
L’unico dato certo è che il premier spagnolo Mariano Rajoy ha convocato un consiglio dei ministri per ratificare l’approvazione dell’articolo 155 della costituzione spagnola. Il via libera definitivo è arrivato dal Senato dove i sì (214) hanno superato di gran lunga i no (47). “Il commissariamento era inequivocabile”, ha dichiarato il premier Mariano Rajoy definendo la dichiarazione di indipendenza “un atto criminale”. “Il governo prenderà le decisioni per ripristinare la legalità perciò voglio dire a tutti gli spagnoli e a tutti i catalani: state calmi, non permetteremo a nessuno di liquidare la nostra costituzione”.
Parole appena più caute sono arrivate anche dal leader del partito socialista Pedro Sanchez e da quello di Podemos Pabo Iglesias. Quest’ultimo ha sempre difeso la libertà di espressione dei catalani e il “diritto di autodeterminazione” ma di fronte alla dichiarazione unilaterale d’indipendenza ha detto che il governo catalano “non aveva il diritto di proclamarla, è illegittima” e così facendo, alimenta solo “la strategia di repressione del partito popolare”.
Il commissariamento della Catalogna potrebbe arrivare già questa sera, il che significa che già da domani la polizia regionale passerà sotto il controllo del Ministero dell’interno, i membri del governo catalano verranno sostituiti e il Parlamento svolgerà una pura funzione amministrativa.
Proprio quest’ultimo ha approvato questo pomeriggio con 70 sì, 10 no e due astensioni la risoluzione presentata da CUP e Junts pel Sì per avviare un processo costituente che “si concluda con la proclamazione della Repubblica”. Alla votazione, che si è svolta a scrutinio segreto, non hanno partecipato i rappresentanti catalani del partito socialista, di quello popolare e di Ciudadanos che hanno abbandonato l’aula in segno di protesta. “Non vogliamo partecipare al golpe”, hanno spiegato. D’accordo i deputati di Catalunya Si que es Pot, che hanno tuttavia, deciso di rimanere per opporsi fino all’ultimo alla dichiarazione d’indipendenza che pure è arrivata.
La proclamazione è stata accolta con grande euforia dai secessionisti catalani che, sia in rete sia in strada, hanno sventolato e postato bandiere catalane gridando “Hola Republica”, “ciao Repubblica”. Per qualche minuto si è respirata aria di festa anche nei corridoi e nelle scalinate del Parlamento regionale dove i deputati indipendentisti si sono abbracciati e congratulati con il “presidente della Repubblica” Carles Puigdemont. Il tutto mentre l’indice finanziario di riferimento spagnolo Ibex35 crollava vertiginosamente e dalla procura fioccavano denunce per ribellione. Critica anche l’Unione europea. “La Spagna rimane il nostro unico interlocutore”, ha twittato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. D’accordo il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker che, in un’intervista alla televisione portoghese, ha ribadito di “essere contrario a tutti i separatismi”. Sulla stessa linea il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, secondo cui la dichiarazione di indipendenza di Barcellona “è una violazione dello Stato di diritto, della Costituzione spagnola e dello Statuto dell’Autonomia Catalana, che sono parte del quadro normativo dell’Unione europea”. Tajani avverte in una nota che “nessuno nell’Unione europea riconoscerà questa dichiarazione”.