Bruxelles – La politica accomodante della Bce volge al termine. La Banca centrale europea dimezzerà la portata del Quantitative Easing, il vasto programma di titoli pubblici concepito per immettere liquidità nella banche e permettere il finanziamento dell’economica reale. A partire da gennaio 2018, la Bce acquisterà titoli per 30 miliardi di euro al mese invece di 60 miliardi come accade attualmente. L’annuncio lo il presidente dell’istituzione Ue, Mario Draghi al termine della riunione del consiglio dei governatori dell’Eurotower, chiamato a prendere una decisione attesa e comunque non scontata. “Le decisioni non sono state prese all’unanimità”, ammette Draghi, limitandosi a dire che “su alcune questioni si è trovato un ampio consenso, su altre la maggioranza”. Alla fine la Bce continuerà a procedere a pieno regime fino al 31 dicembre, poi a Francoforte si inizierà a chiudere i rubinetti al Quantitative Easing, che Draghi intenzionato a mantenerlo fino a settembre 2018 e proseguire oltre, “se necessario”.
Le politiche monetarie di sostegno alla ripresa dell’economia non saranno per sempre. Questo il messaggio della Bce, nei fatti ‘costretta’ a continuare con l’acquisto di titoli pubblici, anche se a intensità ridotta. “Ci sono le condizioni per la fiducia” nell’Eurozona, grazie anche ad una ripresa che “continua a essere solida e ampia”, sottolinea Draghi. Tuttavia questo rinnovato clima di fiducia “non si auto-alimenta” e necessita quindi ancora di misure accomodanti e misure di sostegno. L’azione della Bce però si ridurrà, e questo è un altro messaggio chiaro per i governi, a cui Draghi torna a rivolgersi in maniera tanto nuova quanto non inedita. La Bce ha fatto la propria parte, i governi non del tutto: è questo ciò che ripete il presidente dell’Eurotower richiamando l’importanza di andare avanti con le riforme e il consolidamento delle riforme. “L’attuazione delle riforme strutturali in tutti i Paesi delll’area euro deve essere velocizzata in modo significativo per accrescere la resilienza” del sistema con la moneta unico a far fronte alle sfide e garantire stabilità duratura. Quanto alle politiche di bilanciuo, “tutti i Paesi trarrebbero beneficio dall’intensificazione degli sforzi verso una composizioen dei conti più amici della crescita”. Draghi insiste quindi sulla necessità di attuare la procedura per squilibri macro-economici prevista dal patto di stabilità e crescita “in modo pieno, coerente e trasparente”, perché anche questo “rimane fondamentale per accrescere la resilienza dell’economia dell’area euro”.