Bruxelles – Sul glifosato la maggioranza richiesta non c’è e la decisione europea slitta. La proposta della Commissione Ue per il rinnovo delle licenze per compravendita di prodotti con il principio attivo utilizzato come diserbante in agricoltura continua a non sfondare tra gli Stati membri, che costringono a rinviare l’approvazione al 6 novembre, sempre più vicini alla scadenza dell’attuale permesso, fissata al 15 dicembre. A quanto si apprende, vista anche l’opposizione del Parlamento europeo al rinnovo “standard” decennale, la Commissione potrebbe proporre una rinnovo più breve, massimo sette anni.
Il 9 novembre tornerà a riunirsi il Comitato per piante, animali, alimenti e i mangimi dell’Ue (comitato Paff), lo stesso organismo dove oggi mancano i numeri richiesti (almeno il 55% degli Stati membri, che insieme rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Ue). Non erano previsti voti formali oggi, a Bruxelles, ma l’esecutivo comunitario ha ricevuto le intenzioni di voto degli Stati membri, che non premiano il team Juncker.
Il 55% di Stati membri a favore del rinnovo decennale ci sarebbe (Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia, Spagna e Ungheria), quello che però non c’è è il criterio della rappresentatività della popolazione: tra contrari (Francia e Italia contrarie assieme ad Austria, Belgio, Croazia, Lussemburgo, Malta, Slovenia e Svezia) e astenuti (Germania e Portogallo) i Paesi più popolosi di fatto non consentono di raggiungere il ‘quorum’.
Una risultato che fa esultare Greenpeace. Senza maggioranza qualificata il 31 dicembre scadono automaticamente i permessi di messa in commercio di prodotti contenenti glifosato. “Il glifosato è dappertutto e i suoi pericoli sono noti”, commenta Franziska Actherberg, responsabile Politiche alimentari di Greenpeace Europa. “Oggi la Commissione ha fallito per la quinta volta consecutiva nel tentativo di ottenere il sostegno al rinnovo della licenza del glifosato. Se la Commissione non sostiene un divieto, continuerà a fallire”. A Bruxelles si prende atto delle intenzioni di voto. “ Ora si riflette su come procedere”, si è limitata a dire una portavoce dell’esecutivo comunitario, spiegando che “si cerca una soluzione condivisa e che tuteli al massimo la salute dei cittadini”.
L’esecutivo comunitario ha ancora due settimane tempo a disposizione per cercare consensi tra gli Stati membri, per i quali il vero nodo appare legato più al passaggio verso alternative al glifosato (phase out) che al principio attivo in sé. Si vorrebbe qualcosa di più di un rinnovo delle licenze ‘semplici’, si vorrebbe che questo sia accompagnato da un periodo in cui sostituire il glifosato, utilizzato in agricoltura, con altre soluzioni. Se l’esecutivo comunitario dovesse modificare le sue proposte allora gli schieramenti potrebbero anche cambiare. Condizionale d’obbligo, però, perché sul tema i politici sono divisi proprio quanto tecnici e scienziati. L’Agenzia per i tumori dell’Onu (Iarc) e le Agenzie dell’Ue per la sicurezza alimentare (Efsa) e per i prodotti chimici (Echa) sono arrivate a conclusioni divergenti per quanto riguarda la sua sicurezza: la prima lo considerato potenzialmente cancerogeno, le seconde invece no. Una situazione di incertezza che finora ha giocato un ruolo nella posizione degli Stati membri.