Roma – A oltre un mese dalla sua entrata in vigore provvisoria, l’accordo commerciale tra Ue e Canada, il Ceta, continua a incontrare resistenze e distinguo per la ratifica definitiva. Stavolta è dalla Francia che arrivano i paletti. Parigi ha infatti intenzione di porre “una sorta di veto climatico”. Ad annunciarlo, come riportato da alcuni organi di stampa, è il ministro per la Transizione ecologica, Nicolas Hulot.
Illustrando il piano d’azione sul Ceta ai suoi colleghi in Consiglio dei ministri, Hulot spiega che l’intenzione è quella di garantire la salvaguardia delle misure di contrasto ai cambiamenti climatici. Il “veto climatico” di cui parla il ministro dovrebbe tradursi in una garanzia che le norme sul clima “non possano essere in alcun modo attaccate, specialmente nei tribunali di arbitrato” previsti dall’accordo per dirimere le controversie tra Stati e investitori.
Non è chiaro se il piano francese per il Ceta implichi una rinegoziazione – sarebbe la seconda riapertura del dossier, dopo che l’accordo concluso fu ripreso per modificare la parte sulle dispute tra investitori e Stati –, e sulla questione Hulot ha risposto che il piano si potrà applicare “dal momento in cui la Commissione europea decida di aiutarci”.
Non è la prima volta che Hulot esprime riserve sul Ceta. Anche in campagna elettorale si era distinto per le pressioni sul presidente francese, Emmanuel Macron, affinché si rivedesse l’accordo di libero scambio tra Unione europea e Canada. “L’Europa deve proteggere i propri cittadini e proteggersi da un’intrusione di beni e servizi” che non rispettino le sue norme, ammonisce il ministro chiedendo di “trarre le lezioni” dal Ceta. A suo avviso, infatti, l’intesa col Canada dovrebbe insegnare all’Ue come intavolare i futuri accordi, che dovrebbero prevedere “il principio di precauzione” – in base al quale non è possibile commercializzare beni se non dopo l’evidenza scientifica che non siano nocivi – e un impegno “vincolante” per lo sviluppo sostenibile.