Bruxelles – Via libera anche dagli Stati membri alla proposta di riforma della direttiva sui lavoratori distaccati. I ministri dei 28 hanno trovato un accordo politico in occasione della riunione del consiglio Occupazione e affari sociali, finito a tarda notte dopo una riunione fiume. L’accordo politico raggiunto dai ministri permette di iniziare i negoziati tra Consiglio e Parlamento per la riforma. Il Consiglio è d’accordo a equiparare le retribuzioni di chi è distaccato in un altro Stato dell’Ue a quelle dei lavoratori locali. Ciò non comprende solo i tassi di pagamento minimi, ma anche altri elementi come i bonus o le indennità. Una posizione, questa, in linea con quanto già approvato in Parlamento.
Remunerazione dei lavoratori distaccati conformemente alla legislazione e alle prassi dello Stato membro ospitante, dunque. Ma non c’è solo questo nelle posizioni del Consiglio. L’istituzione Ue rappresentativa dei Paesi membri ha stabilito che il distacco di dodici mesi può essere esteso di altri sei mesi, quindi fino a un totale di 18 mesi, “sulla base di comunicazioni motivati da parte dal fornitore di servizi”. Ancora, si chiede l’applicazione di accordi collettivi anche ai lavoratori distaccati in tutti i settori, la parità di trattamento dei lavoratori a tempo determinato e dei lavoratori locale. Il Consiglio ha suggerito di concedere ai governi tre anni per recepire le modifiche della direttiva, più un anno per iniziare ad applicarla nella sua proposta di modifica.
L’accordo politico uscito dal consiglio Occupazione non piace a BusinessEurope, l’associazione degli imprenditori europei, che lo considera “un cattivo compromesso guidato da simbolismo politico”. Il direttore generale dell’organizzazione, Markus Beyrer, critica in particolare la misura che prevede la possibilità di estendere il distacco da dodici a diciotto mesi. “Questo non corrisponde alle esigenze delle società operanti nel mercato unico”. La mobilità a lungo termine, sottolinea BusinessEurope, “è una pratica relativamente comune in settori come il settore manifatturiero o i servizi finanziari, dove le preoccupazioni per le frodi sono praticamente inesistenti”. Tutto sbagliato, secondo Beyrer. “Invece di difendere la libera circolazione e rafforzare le norme contro gli abusi, il Consiglio ha dato credito al mito per cui le regole vanno cambiate per combattere il dumping sociale”.