Bruxelles – Sei una donna? Devi avere la stessa paga e lo stesso trattamento riservato ai tuoi colleghi di sesso maschile. Verrai licenziato? Il tuo capo deve informarti per tempo e spiegarti perché. Vivi per strada perché non hai più una casa? Hai diritto ad essere assistito. Lo stabilisce il Pilastro europeo dei diritti sociali, un documento contenente 20 principi e diritti fondamentali dei lavoratori, che spaziano dal divieto di discriminazione alle pensioni, dal congedo parentale all’assistenza ai disabili. Il testo è stato approvato oggi dai ministri Ue del Lavoro e delle Politiche sociali, riuniti a Lussemburgo. Nato su iniziativa della Commissione ad aprile, il documento verrà firmato anche da Parlamento e Consiglio durante il summit del lavoro equo e della crescita, in programma a Göteborg il 17 novembre.
“La proclamazione riassume ciò in cui l’Europa crede: l’uguaglianza, la giustizia e il sostegno alle persone più vulnerabili”, ha detto Jevgeni Ossinovski, ministro per la Sanità e il Lavoro dell’Estonia, il Paese che al momento detiene la presidenza del Consiglio. Secondo Ossinovski, il Pilastro europeo dei diritti sociali è importante perché dà vita a un sistema sociale “robusto” e in grado di rispondere alla “globalizzazione, alla digitalizzazione e alla mutevole natura del lavoro”.
Soddisfatta anche la confederazione dei sindacati Ue (ETUC). “I ministri del Lavoro oggi hanno fatto la cosa giusta,” si legge in un comunicato che invita gli Stati membri a firmare il pilastro, così da mettere in mano ai lavoratori uno strumento in più a garanzia dei loro diritti. “Gli impegni hanno valore solo se vengono messi in pratica”, avverte la portavoce Esther Lynch.
Ma se la firma del documento è scontata, lo stesso non si può dire per la sua implementazione. Il Pilastro europeo dei diritti sociali, pensato dalla Commissione europea per migliorare le condizioni di lavoro in Europa, non è infatti vincolante e lascia agli Stati membri l’ultima parola. Ciò non vuol dire che questi principi non saranno riconosciuti. Il diritto a non essere discriminati sulla base del sesso, dell’etnia e dell’orientamento sessuale, per esempio, è già riconosciuto e sancito dalla Convenzione europea per i diritti dell’uomo.