Roma – Per rispettare l’Agenda 2020 per lo sviluppo sostenibile, è “essenziale un crescente impegno globale nella gestione sostenibile delle acque”. Secondo il commissario europeo per l’Ambiente, Karmenu Vella, la cooperazione sulle risorse idriche – che noi europei pratichiamo da tempo, perché “l’Europa è un continente di acque condivise, dove quasi ogni Stato membro ha un fiume in comune con un altro” – è l’unica strada per una gestione che garantisca sviluppo economico senza mettere in pericolo l’ambiente e le risorse naturali, acqua inclusa. Lo spiega nel suo intervento al summit internazionale ‘Acqua e clima. I più grandi fiumi del mondo a confronto’, in Campidoglio a Roma.
L’esponente dell’esecutivo comunitario ribadisce la disponibilità dell’Ue a stringere accordi di cooperazione con Paesi terzi volti a una più sostenibile gestione delle acque, e ricorda l’intesa siglata con l’India per contribuire a pulire il fiume Gange, o il dialogo avviato con la Cina per la Piattaforma Ue-Cina per l’acqua.
Il maltese chiede ai partner internazionali quella “volontà politica” che in Europa ha consentito di recuperare la vitalità di due grandi fiumi, come il Reno e Danubio, dopo che nei passati decenni stavano pagando in termini di inquinamento “il prezzo della crescita rapida dell’Europa”. La stessa volontà politica serve per ammettere che “il cambiamento climatico sta facendo innalzare la temperatura di laghi e fiumi”, e che “le nuove sfide non possono essere negate”. Un messaggio indiretto all’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump, la quale ha stabilito il ritiro dagli accordi di Parigi sul clima.
Meno indiretto l’appello del presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, che si spende per la “difesa e attuazione” dell’intesa raggiunta nella Cop21. “Non bisogna fare passi indietro da lì, e ci auguriamo che anche i nostri amici americani tornino sulle loro decisioni”, dichiara il premier aprendo i lavori del summit dedicato ad acqua e clima.
L’auspicio è fatto proprio anche dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che prova a puntare sull’interesse economico per convincere gli statunitensi. La linea del ritiro dagli accordi di parigi, sostiene, “oltre a indebolire l’azione globale sui cambiamenti climatici, rischia di lasciare Washington indietro nella gara economica e tecnologica per il modello di sviluppo del futuro”.